ORE DI TENSIONE

Libia, rapiti quattro italiani a Mellitah Sono dipendenti della Bonatti di Parma

Il sequestro, confermato dalla Farnesina e dall'azienda, è avvenuto nei pressi del compound dell'Eni. Gentiloni: "Difficile fare ipotesi sui rapitori"

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Quattro italiani sono stati rapiti in Libia, nella zona di Mellitah, nelle vicinanze del compound dell'Eni. Lo ha reso noto la Farnesina. I nostri connazionali sono dipendenti della società di costruzioni Bonatti. Il ministero dell'Interno libico di Tobruk "ignora al momento quale gruppo ci sia dietro al sequestro". Al Jazeera aveva ipotizzato che gli autori del rapimento potessero essere elementi vicini alle milizie tribali.

Fin dal 15 febbraio, giorno della chiusura dell'ambasciata italiana in Libia, la Farnesina aveva segnalato la situazione di estrema difficoltà del Paese invitando tutti i connazionali a lasciare la Libia.

Italiani erano rientrati dalla Tunisia - I quattro italiani - Gino Pollicardo, Fausto Piano, Filippo Calcagno e Salvatore Failla - "erano rientrati in Libia dalla Tunisia. Al momento del rapimento erano diretti a Mellitah". Lo rendono noto fonti libiche precisando che i "servizi di sicurezza locali non sono riusciti a identificare i sequestratori". Failla è originario di Carlentini, in provincia di Siracusa. Padre di due figlie, ha 47 anni. Pollicardo è invece ligure e vive a Monterosso, nelle Cinque Terre, mentre Piano, meccanico 60enne, è di Capoterra, cittadina alle porte di Cagliari. Calcagno, infine, è di Piazza Armerina (Enna). Ha 65 anni, è sposato e ha due figlie.

Gentiloni: "Difficile fare ipotesi" - Per il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, è al momento difficile fare ipotesi sugli autori del rapimento di quattro italiani in Libia. Lo ha detto a margine di una riunione dei ministri degli Esteri dell'Ue a Bruxelles, precisando che l'Unità di crisi della Farnesina sta lavorando con urgenza. "Stiamo lavorando con l'intelligence per ottenere maggiori informazioni - ha spiegato -, si tratta di una zona in cui ci sono dei precedenti e dobbiamo concentrarci per ottenere informazioni sul terreno. Nella notte abbiamo avvisato la famiglia".

Al Jazeera: "Rapitori vicini a milizie tribali locali" - Secondo il corrispondente di Al Jazeera, che cita fonti militari, gli italiani sarebbero stati sequestrati da elementi vicini al cosiddetto Jeish Al Qabail (L'esercito delle tribù), le milizie tribali della zona ostili a quelle di Fajr Libya (Alba della Libia). La zona dove sono stati rapiti gli italiani è stata teatro in passato di violenti scontri tra elementi armati dell'Esercito delle tribù e Fajr Libya, la coalizione di miliziani filo-islamici che detiene il controllo di Tripoli.

La Procura di Roma apre un'indagine sul sequestro - Intanto la Procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine sul rapimento: il reato è di sequestro di persona a scopo di terrorismo. Il pm ha affidato ai carabinieri del Ros i primi accertamenti per ricostruire quanto accaduto.

La Bonatti conferma il sequestro - "Informiamo che il 19 luglio 2015 si è verificato in Libia nei pressi di Mellitah il rapimento di 4 tecnici italiani dipendenti della nostra società. Al momento siamo in diretto contatto e coordinamento con le Autorità e con l'Unità di crisi del ministero degli Esteri Italiano. Seguiranno eventuali aggiornamenti". Lo afferma la Bonatti di Parma, che non aggiunge alcun dettaglio sull'identità dei rapiti. Unica indiscrezione, non confermata, è che sarebbero stati rapiti nel tragitto dalla Tunisia a Mellitah.

Lo striscione dei colleghi: "Liberateli" - "Freedom for Gino, Filippo, Salvo e Fausto". E' questo il messaggio apparso nel compound di Wafa. Lo striscione è stato fotografato e postato su Facebook da alcuni colleghi dei quattro tecnici rapiti, fra di loro Manuel Bianchi che scrive: "Quello che è successo in Libia oggi poteva benissimo accadere a me fino ad un anno fa. Ci si reca in quei posti solo per lavorare e non per divertirsi; per farvi arrivare il gas con il quale vi riscaldate in inverno, con il quale vi raffreddate in estate (ebbene si) e con il quale vi fate da mangiare tutto l'anno. Per cui questa volta non ammetto 'se la sono cercata', ma solo #Solidarietà".

Il precedente - Non è la prima volta che la società di costruzioni di Parma viene coinvolta. Nel 2011 circa 150 dipendenti della Bonatti rimasero temporaneamente bloccati alla frontiera tra Libia e Tunisia mentre tentavano di raggiungere l'aeroporto tunisino di Melita.

Salgono a cinque gli italiani rapiti - Oltre ai quattro dipendenti della Bonatti c'è un altro italiano di cui non si hanno più notizie. E' Padre Paolo Dall'Oglio, di cui si sono perse le tracce in Siria nel luglio del 2013. Sessant'anni, gesuita romano, le informazioni circolate negli ultimi mesi lo davano per detenuto in una delle prigioni dell'Isis a Raqqa. Ma anche questa circostanza non ha trovato conferme ufficiali, così come non sono mai state confermate le più volte diffuse notizie sulla sua presunta morte.

Risale a poco più di un mese fa, invece, la liberazione del medico Ignazio Scaravilli, che era stato rapito proprio in Libia.