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Aut aut dell'Ue per evitare la Grexit

L'Eurozona chiede perentoriamente riforme entro mercoledì. Angela Merkel impone la linea dura all'Ue. Atene: "Condizioni umilianti", ma intanto scompare la sospensione temporanea dalla zona euro

© ansa|

Ultimatum Ue per evitare la Grexit. L'Eurozona non vuole far uscire Atene dalla moneta unica, ma dà un aut aut. La Germania e altri Paesi non vogliono aiutare la Grecia a tutti i costi, ma il prezzo sarà molto alto: il ritorno della Troika, la reintroduzione dei licenziamenti collettivi, l'abolizione della contrattazione collettiva. Il premier Tsipras dovrà far approvare dal Parlamento entro mercoledì il primo set di riforme, tra cui Iva e pensioni.

"Umilianti e disastrose" sono per il governo ellenico le proposte che le hanno presentato a Bruxelles, anche se in nottata fonti Ue riferiscono che almeno il riferimento alla sospensione temporanea della Grecia dalla zona euro è sparito dalla bozza.

Solo una settimana fa erano Tsipras e suoi cittadini che hanno votato "No" a dettare le condizioni, ora invece è la Germania della Merkel e di Schauble. Non vogliono aiutare Atene a tutti i costi, tutti i costi li deve pagare il governo Syriza, se vuole davvero restare nella famiglia della moneta unica. Il prezzo che le propongono è altissimo: il ritorno della Troika, che verificherà ogni passo del governo, la reintroduzione dei licenziamenti collettivi, l'abolizione della contrattazione collettiva, la creazione di un fondo di 50 miliardi di asset greci, a garanzia del debito, da stabilire in Lussemburgo.

"I greci non potranno mai cedere ad un altro Stato una parte del loro patrimonio. E poi che cosa, magari le coste?", si sfoga una fonte greca. "Ora è chiaro: ci vogliono schiacciare. Adesso basta", sbottava davanti al primo "diktat" il ministro della Difesa e leader del partito Greci Indipendenti, Panos Kammenos.

Tsipras, che ha annunciato di voler restare al tavolo delle trattative "per tutelare la dignità del mio Paese", non avrà nemmeno il tempo di tornare a casa e spiegare il perché di un piano molto più duro dell'ultima offerta, visto che, in base alla proposta, deve far approvare dal Parlamento entro mercoledì il primo set di riforme, tra cui Iva e pensioni.

Il piano "prendere o lasciare", che mette il cappio intorno al collo di Atene lasciando a lei la scelta di stringerlo o meno, lo scrive l'Eurogruppo incollando le richieste di tutti i ministri, non essendo riuscito ad arrivare ad un documento condiviso. Ne viene fuori un testo che sembra un modo per buttare fuori la Grecia senza assumersene la responsabilità, costringendola a rifiutare la polpetta avvelenata.

E' per questo che i leader provano a negoziare, prima tutti insieme, poi divisi in bilaterali, decisi ad andare avanti tutta la notte. Alcuni aiutano il premier ellenico a venire fuori dalla strada senza uscita in cui i falchi l'hanno cacciato. Il presidente della Bce Mario Draghi è uno di quelli. Anche perché non vuole che i leader gli lascino il cerino in mano: martedì le banche greche devono riaprire e la Bce per allora deve aver riaperto la liquidità Ela, altrimenti il sistema collasserà e i greci punteranno di nuovo il dito contro Francoforte.

La Merkel "è la più intransigente", fanno sapere fonti greche. "La situazione è molto complicata, stiamo cercando di arrivare ad un accordo", ha detto il premier Matteo Renzi entrando al vertice. E la Francia annuncia che farà di tutto per raggiungere un'intesa. Ma Francia e Italia, per ora, restano voci isolate, mentre la Germania ha molti seguaci: tutti e tre i Paesi Baltici, Olanda, Slovacchia, Malta, Austria, Portogallo e Finlandia.

Tanto che uno dei pochi a considerare "buoni progressi" le condizioni capestro del documento dell'Eurogruppo è il ministro Alexander Stubb, il più estremo dei falchi anche per necessita', visto che il suo governo, ricattato da una parte della coalizione, rischia di cadere se si andrà incontro ai greci. Per questo il documento scritto dall'Eurogruppo e poi passato ai leader è anche ad uso e consumo di quei governi che devono dimostrare fermezza in casa propria. E quindi tornano tutti i cavalli di battaglia dell'austerity: dalla Troika che torna a "commissariare" il governo ellenico all'abolizione immediata - cioè entro mercoledì - delle baby pensioni, dalla reintroduzione dei licenziamenti collettivi all'abolizione della contrattazione collettiva.

Nemmeno le riforme che Tsipras ha già fatto potranno salvarsi: dovranno trovare misure a copertura o essere abolite. Entro mercoledì dovrà già dare prova di aver capito: deve far approvare dal Parlamento la riforma dell'Iva, delle pensioni, l'adozione del Codice di Procedura civile, la creazione del "Fiscal Council" previsto dal Fiscal Compact per controllare i bilanci e la direttiva per la "risoluzione" delle banche, che mette fine ai salvataggi statali.

Subito dopo un nuovo Eurogruppo deve riunirsi per giudicare, e nel caso dare il via libera al terzo salvataggio da 80-86 miliardi di euro, di cui 10-25 andranno immediatamente alle banche asfissiate, alcune delle quali si prevede dovranno fare "fallimento ordinato". Si prevede anche un intervento sul debito, ma senza specificarne la portata.

Nella nottata di trattative, intanto, si fa strada un'ipotesi. L'Eurosummit infatti, secondo fonti Ue, starebbe valutando un prestito ponte attraverso aiuti bilaterali e il ricorso alle dotazioni dell'Efsf, il primo fondo salva-Stati, in attesa della definizione e del varo del programma di aiuti triennale dell'Esm. Atene potrebbe così onorare i suoi debiti nelle prossime settimane (le rate in scadenza a luglio, per un totale di sette miliardi di euro) ed evitare il default.