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Parla Fatima, la jihadista italiana: "Decapito in nome di Allah"

Maria Giulia Sergio, la 28enne diventata una combattente dell'Isis in Siria e ricercata per terrorismo, racconta via Skype la sua nuova vita, dopo l'arresto della sua famiglia: "Lo Stato islamico è uno Stato perfetto"

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Maria Giulia Sergio, la 28enne diventata Fatima dopo la conversione all'Islam e una combattente dell'Isis in Siria, ricercata per terrorismo, racconta via Skype la sua nuova vita, dopo l'arresto della sua famiglia, che stava per lasciare Inzago per raggiungerla: "Lo Stato islamico è uno Stato perfetto". Le sue parole, raccolte via Skype da Il Corriere della Sera, risuonano fredde e "la follia si respira in ogni sua sillaba". Il suo è una sorta di proclama con la finalità di reclutare persino l'intervistatore.

Le frasi dell'intervista via Skype fanno eco a quelle intercettate nelle conversazioni con la sua famiglia: un indottrinamento profondo l'ha portata nel 2014 in Siria e da studentessa universitaria si è trasformata in una combattente dell'Isis, moglie di un jihadista.

Attraverso il pc non rivela il suo volto né il luogo a Nord della Siria in cui si trova, ma quanto dice lascia il segno. "Noi quando decapitiamo, dico noi perché anch'io faccio parte dello Stato Islamico, quando facciamo un'azione del genere, stiamo obbedendo alla sharia", afferma e si giustifica: "Questi che vengono decapitati sono ladri, sono ipocriti, agiscono come spie".

"Lo Stato Islamico - aggiunge - è uno Stato perfetto. Qui non facciamo nulla che vada contro i diritti umani, cosa che fanno invece quelli che non seguono la legge di Allah. Lo Stato Islamico non tortura nessuno, ma agisce secondo la sharia". E in quello stesso Stato Islamico al quale appartiene avrebbe voluto inserire anche padre, madre e sorella, finiti tutti in cella prima che, da Inzago, potessero raggiungerla. "E' un buco nell'acqua, perché non serve a niente - commenta l'arresto dei suoi familiari - E' illogico e irragionevole che la polizia italiana decida di arrestare queste persone".

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