ramadan di sangue

Kuwait, l'Isis attacca la moschea della capitale nel "venerdì sacro": 25 morti

Bombe esplodono durante la preghiera a Shia Imam Sadiq nella capitale, incerto il numero dei feriti. Lo Stato Islamico ha rivendicato l'attacco

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Almeno 25 morti e 180 feriti nella moschea sciita Shia Imam Sadiq di Kuwait City, a causa delle bombe fatte esplodere da un commando suicida dopo la preghiera, quando c'erano almeno 2mila fedeli. Lo Stato islamico, di matrice sunnita, rivendica l'attacco. Il ministro della comunicazione del del Paese del Golfo: "Ci dicono che nessuno è immune". Simbolica la data: il secondo venerdì di Ramadan, sacro all'Islam.

Il fatto. Erano inginocchiati nell'atto di pregare i fedeli della moschea sciita di Kuwait City, quando una violenta esplosione ha interrotto il richiamo dell'imam, uccidendo almeno 16 persone e ferendone 180. Danni alle pareti e al tetto della struttura e sangue ovunque: questo raccontano i testimoni. La moschea di Shia Imam Sadiq, dove è avvenuto l'attacco, si trova in un quartiere ricco della capitale Kuwait City.

Il commando. Un uomo dell'età di 30 anni carico di esplosivo sarebbe il kamikaze che si è fatto esplodere nella moschea scita della capitale del Kuwait, in un momento in cui all'interno c'erano almeno 2mila persone. I sopravvisuti sono stati tirati fuori dalla nuvola di fumo nero e denso che ha avvolto il luogo di preghiera. I terroristi sarebbero entrati nella moschea durante il momento della preghiera del mattino, quella più frequentata, secondo quanto riferisce l'agenzia di stampa AFP (Agence France Presse).

La rivendicazione. Con una frase pubblicata sui uno dei canali social, l'Isis avrebbe omaggiato Abu Suleiman al-Muwahed come il terrorista responsabile dell'attacco: è quanto riporta la televisione araba Al-Arabiyya. Obiettivo dell'attentato: colpire "il tempio degli apostati", termine usato dagli ideologi dell'Isis per definire i musulmani sciiti, seguaci del profeta Alì, successore di Maometto. Fino a questo momento era stata pacifica la convivenza fra le due confessioni islamiche nel paese del Golfo Persico: gli sciiti in Kuwait rappresentano un terzo della popolazione (1,3 mln di persone) ed è la prima volta che si trovano nel mirino dei militanti integralisti sunniti dell'Isis. Ma questo non è il primo attacco ad una moschea sciita, infatti nelle ultime settimane lo Stato Islamico aveva rivendicato due attentati di misura minore in Arabia Saudita. La matrice degli attacchi sarebbe sempre la medesima: un gruppo che si autodefinisce Najd Province.

Le reazioni politiche. E' stata convocata un'assemblea di emergenza del parlamento del Kuwait per discutere dell'accaduto. Il ministro dell'informazione Saad al-Ajmi ha dichiarato alla televisione Al-Jazeera che il significato dell'attacco rivela che "nessuno Stato è immune dal terrorismo". "Un attacco all'unità della nazione" secondo il ministro della giustizia del Paese che ha annunciato misure di sicurezza "al fine di garantire che il Kuwait rimanga un'oasi di pace e sicurezza per tutte le componenti della nostra società".