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Yemen, rischio equilibrio Medio OrienteEcco il ruolo delle potenze internazionali

Il potere di Al Qaeda è soltanto uno dei problemi che affliggono il Paese. Una questione decisiva per gli equilibri nel Medio Oriente

-afp

Al Qaeda ma non solo: i problemi dello Yemen sono legati negli ultimi mesi a una guerra civile che sta lacerando il Paese. Un conflitto che, a detta dei primi osservatori, rappresentava uno scontro per procura tra Arabia Saudita e Iran. La situazione yemenita, però, è ben più complessa. Così l'intervento militare di Riyadh in soccorso del vicino e amico governo yemenita contro gli Houthi, i ribelli che dagli anni Novanta minacciano l'integrità del Paese, va inserito nel contesto più grande della realtà mediorientale. Teheran, infatti, da tempo sostiene gli Houthi a livello logistico, finanziario e militare e si contrappone ai sauditi nel tentativo di diventare la potenza egemone nell'area.

La Primavera araba - Per comprendere quello che sta avvenendo occorre tornare indietro di qualche anno. Nel 2011, infatti, ci fu un avvicendamento alla guida dello Yemen con la caduta dell'ultratrentennale regime di Ali Abdullah Saleh e l'ascesa al potere di Abdu Rabu Mansur Hadi. Lo scorso 20 gennaio, però, una rivolta guidata dagli Houthi è riuscita a conquistare il palazzo presidenziale e Hadi, dopo un mese di prigionia, ha abbandonato la capitale Sana'a.

Quanto accaduto quattro anni fa ha importanti ripercussioni sulla situazione odierna. Hadi infatti, nonostante sia stato deposto dagli Houthi, è tuttora riconosciuto come presidente legittimo dalla comunità internazionale e gode della protezione di Riyadh; il suo predecessore, invece, scalpita per tornare a ricoprire un ruolo di primo piano e non ha esitato ad appoggiare l'azione dei ribelli.

I motivi religiosi - I calcoli politici si sommano alla cosiddetta questione religiosa: il governo legittimo di Sana'a è infatti di religione sunnita, mentre gli Houthi sono esponenti della minoranza sciita. Una divisione che riflette, seppure con alcune differenze, quella presente tra Arabia e Iran.

Contrasti territoriali - A rendere ulteriormente intricato il panorama yemenita ci sono poi almeno altri tre livelli di contrasti. Il primo è determinato dalla divergenza tra il potere centrale esercitato a Sana'a e le periferie del Paese, sia settentrionali (come la roccaforte degli Houthi Saada) che meridionali. Queste terre rivendicano da tempo maggiori risorse e autonomie, non concesse dalla capitale.

I gruppi di potere - Va poi considerata la posizione dei gruppi settari sostenitori rispettivamente di Saleh e di Hadi. Legata al primo è buona parte dell'oligarchia economica e tribale yemenita che, anche per garantire i propri interessi, ha da sempre appoggiato il suo regime. Non meno forte, però, è l'élite di potere vicina a Hadi e agli islamisti di Al-Islah, partito fondato dai Fratelli musulmani.

La presenza di Al Qaeda - Da ultimo, e sicuramente non per importanza, occorre appunto considerare il forte radicamento nel sud dello Yemen di Aqap, costola locale di Al Qaeda e contrastata, almeno sulla carta, tanto dall'Arabia Saudita quanto dagli Houthi. La guerra scatenatasi nel Paese complica così anche il ruolo degli Stati Uniti nella lotta al terrorismo: Washington finora contava sull'appoggio del governo locale; con Sana'a nel caos si dovrà necessariamente cambiare strategia.

Cosa potrebbe accadere - Di certo c'è che i sauditi, per la prima volta nella storia, bombardano un altro Paese dell'area e hanno l'appoggio di Giordania, Marocco, Pakistan e di tutto il Golfo, con la sola eccezione dell'Oman. L'Iran, da parte sua, ha colto l'opportunità di ampliare la sua orbita d'influenza e di disturbare il controllo della rivale Riyadh sulla penisola. Un'iniziativa, però, che potrebbe anche rivolgersi contro Teheran e le trattative per un accordo sul nucleare con gli Stati Uniti, che in Yemen sostengono gli storici alleati sauditi. Se nella penisola araba la situazione dovesse ulteriormente precipitare, infatti, tutto potrebbe tornare in discussione.

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