Colt getta la spugna e si mette in vendita. Dopo 179 anni di storia, lo storico produttore di armi Colt Defense, fornitore, tra gli altri, anche di carabine e fucili M16 per l'esercito americano, ha chiesto la bancarotta assistita. A pesare sull'azienda sono stati il cambio della domanda di fucili sportivi e pistole, ma anche i ritardi nelle vendite attese al governo americano e all'estero.
La situazione si è complicata a novembre, quando Colt ha preso un prestito da 70 milioni di dollari da Morgan Stanley per pagare degli interessi dei 105 milioni di dollari di debito esistente e 20 i milioni di dollari di nuovi prestiti. Il primo round di offerte è previsto in agosto: la base d'asta è di zero dollari, ma per il momento l'unica a farsi avanti è stata Sciens Capital Management.
La società: "Non è la fine della nostra storia" - Con la bancarotta, Colt non cessa le attività. "Restiamo aperti per business", afferma Keith Maib, sottolineando che la bancarotta consentirà alla società di ristrutturarsi. "Il piano che annunciamo consentirà a Colt di ristrutturare il bilancio, rispettando allo stesso tempo i nostri obblighi nei confronti di clienti, venditori e fornitori" aggiunge Maib.
I problemi già in passato - L'azienda ha cercato negli ultimi mesi di ristrutturarsi fuori dal tribunale ma senza successo. E le difficoltà si erano già abbattute in passato sulla società. Nel 1842, dopo otto anni di attività, le vendite rallentarono e Colt fu costretta a chiudere il suo primo impianto. La società cercò e trovo poi il rilancio, con Samuel Colt che disegnò il revolver Walker e aprì nuovi stabilimenti diventando uno dei 10 uomini più ricchi degli Stati Uniti.