Ignazio Scaravilli è libero ed è finalmente partito da Tripoli e ha fatto rientro in Italia. "Ha appena lasciato il Paese su un volo speciale", ha detto Jamal Zubia, direttore del Dipartimento media stranieri dell'autoproclamato governo libico. Dopo l'annuncio martedì della liberazione, il medico è stato trattenuto fino a oggi a Tripoli per quelli che sono stati definiti dalle autorità libiche "adempimenti di rito".
"Mi hanno trattato bene" - Ignazio Scaravilli è "stato trattato molto bene dalle autorità" di Tripoli nel periodo di tempo, dopo la sua liberazione, "necessario per le procedure di carattere amministrativo e le indagini in corso". Lo ha detto il capo dell'Unità di crisi della Farnesina Claudio Tafuri, appena atterrato a Ciampino insieme a Scaravilli, aggiungendo che anche nel periodo precedente "non ha subito particolari violenze, compatibilmente con la situazione, i momenti di difficoltà come prigioniero e il peso psicologico che questo comporta".
Il "braccio di ferro" diplomatico - Scaravilli sarebbe finito al centro di un braccio di ferro diplomatico tra Tripoli e Roma, con i miliziani che lo avrebbero trattenuto per avere il "pieno riconoscimento" da parte italiana delle autorità della capitale, dove sono al potere le milizie filo-islamiche di Fajr rivali del Parlamento di Tobruk, l'unico riconosciuto dalla comunità internazionale. Ma l'ipotesi di una trattativa a sfondo politico non ha trovato conferme ufficiali, nè in Italia nè in Libia. Resta tuttavia il giallo sui motivi del "ritardato" rientro.