Parla perfettamente quattro lingue e sul curriculum vanta una sfilza di nomi prestigiosi di aziende per cui ha lavorato o fatto consulenza. E' napoletano ma vive tra New York e Londra. E della sua città di origine si porta dietro il calore e l'accoglienza che unisce a intuito e innovazione. Simone Esposito è via dall'Italia da vent'anni, eppure gli si illuminano gli occhi quando si nomina Napoli. Anzi, Posillipo - come ci corregge subito. Il suo lavoro consiste nel "decifrare i codici più segreti del marketing di lusso” attraverso un mix equilibrato tra creativita' e business. Come dire sì al libero sfogo del suo lato più estroso e innovativo, ma sempre con un occhio al portafogli.
“Tutto nasce dalla capacità di ascoltare e da un tocco di spontanea saggezza - racconta - frutto di una pratica buddista che mi accompagna da 15 anni”.
“Ho cominciato in Saatchi & Saatchi - spiega gesticolando con una simpatico fare partenopeo – per poi ritrovarmi catapultato in MTV verso la fine degli anni 90, a Londra”. E Simone ha sempre saputo cavalcare l’onda delle opportunità che gli si sono presentate dagli inizi della sua giovane carriera, segnata da uno spirito di iniziativa, una forte curiosita’ e un pizzico di incoscenza. “La curiosità e l’incoscienza sono due cose che hanno segnato da sempre la mia vita e che mi hanno dato un’esperienza cosi’ eclettica. Se mi viene chiesto un consiglio per le giovani generazioni di italiani, rispondo: imparate le lingue straniere e non abbiate paura di esporvi”.
Per il momento i consigli si limita a darli ai suoi nipoti, ormai teenager. Il suo approccio al business ci ricorda il motivo del successo di alcuni nomi illustri della moda – da Saint Laurent a Marc Jacobs che, dietro le quinte, contavano sul supporto di uomini di business sofisticati come Pierre Berge e Robert Duffy. Cosi’ come loro, anche Simone dosa due dottrine diverse ma complementari. La sua capacita’ di fondere l’aspetto creativo con quello piu’ pratico legato agli affari lo hanno portato ad essere scelto dai grandi brand internazionali.
L'ultimo, solo in ordine di tempo, è Harrods. Con il suo eclettismo ha accostato nomi del lusso a realta’ lontane anni luce. Come la volta in cui ha deciso di produrre divise per una compagnia aerea privata americana insieme al top del made in Italy, Loro Piana.
Attualmente e’ impegnato in un progetto che lui stesso definisce “interessante, profondo, socialmente impegnato”: cercare di interpretare il ruolo dell’elemento filantropico nel business del lusso internazionale. “Vivendo tra Londra e New York - dice- è particolarmente interessante la differenza delle due chiavi interpretative delle due citta’ piu’ internazionali del mondo. In Inghilterra la charity viene percepita come 'non commerciale’ mentre negli Stati Uniti la cultura del 'give back' , del dare indietro, è alla base di tutto".