L'Associazione nazionale energia del vento (Anev) si è rivolta al presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Il motivo? Chiedere al governo di cancellare i tagli previsti dalla bozza del Decreto che fissa i nuovi incentivi per le fonti elettriche rinnovabili non fotovoltaiche per il periodo 2016-2020. Secondo l'Anev, infatti, i tagli ridimensionerebbero le prospettive di crescita e di sviluppo di un settore – quello eolico, per l'appunto – che, ad oggi, impiega direttamente 27 mila addetti soltanto nel nostro Paese.
Nel resto del mondo, invece, lo scorso anno gli occupati nel settore eolico hanno superato per la prima volta il milione di unità, stando ai dati contenuti nel rapporto 2015 dell'Agenzia internazionale per l'energia rinnovabile (Irena) diffuso soltanto qualche giorno fa. Secondo il report, inoltre, le fonti d'energia pulita (fotovoltaico, bio-combustibili ed eolico) danno lavoro a 7,7 milioni di persone in tutto il pianeta: il 18% in più rispetto ai 6,5 milioni dell'anno scorso. Nel 2013 erano 5,7 milioni.
Si tratta di una crescita determinata in parte, osserva l'Irena, dalla riduzione dei prezzi delle tecnologie delle rinnovabili (nell'Ue, ad esempio, e secondo la Commissione europea, il prezzo dei pannelli solari è calato del 70% negli ultimi sette anni). Riduzioni che, rendendo più convenienti le energie pulite, contribuiscono a creare maggiore occupazione nelle attività di installazione e manutenzione degli impianti.
Al di là dei benefici prettamente ambientali, dunque, le rinnovabili danno un contributo rilevante anche sul fronte occupazionale. Dove il numero dei posti di lavoro creati dalle energie pulite potrebbe crescere (ulteriormente) fino a toccare i 9,2 milioni di unità, qualora decidessimo di considerare anche quelli impiegati nelle grandi centrali idroelettriche sparse per il pianeta.
Dal punto di vista occupazionale, le prospettive future sono potenzialmente positive sia in Italia, dove – stando ad uno studio congiunto Anev-Uil – l'installazione di 16.200 Megawatt (MW) di impianti eolici contribuirebbe alla creazione di 67 mila nuovi posti di lavoro, distribuiti in larga parte nelle regioni meridionali, sia a livello globale.
Secondo l'Irena, infatti, raddoppiando la quota di rinnovabili nel mix energetico mondiale entro il 2030 avremo oltre 16 milioni di posti di lavoro in tutto il pianeta. Circa il doppio rispetto alla totalità delle persone attualmente impiegate, la maggior parte delle quali (2,5 milioni) ha trovato un'occupazione nell'industria del fotovoltaico, che, almeno per il momento, rappresenta il comparto con il numero più elevato di occupati. Il settore dei bio-combustibili ne impiega 1,8 milioni; l'eolico, invece, dà lavoro ad un milione di persone.