Truffa a regola d'arte

Milano, raggirato da galleria d'arte: collezionista spende milioni in falsi

Tra i cimeli opere di Picasso, Fontana, Burri e Manzoni poi rivelatesi non autentiche. L'uomo aveva anche venduto tele vere senza ricevere i soldi

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Una truffa a regola d'arte. Non c'è modo migliore per definire quanto fatto da una nota gallerista milanese, che per anni ha raggirato un commerciante vendendogli opere false. Spinto da tanta passione e poca competenza, l'uomo ha pagato oltre 1 milione e 300mila euro per una scultura di Picasso e per tre tele di Fontana, Burri e Manzoni. Giovanna Simonetta, titolare della galleria "Studiò", dovrà ora scontare un anno e otto mesi per truffa.

Tra il commerciante e la donna, secondo quanto riportato da "Il Giorno", era nato un rapporto di fiducia, interrotto bruscamente quando l'uomo aveva mostrato a un esperto un Achrome di Piero Manzoni appena acquistato. Senza appello il responso: si trattava di un falso, e tali erano anche un Sacco di Alberto Burri, i 4 tagli bianco di Lucio Fontana e la Tete de femme di Pablo Picasso.

Per la sola opera del genio cubista il collezionista aveva pagato 600mila euro. "Mi è crollato il mondo addosso", ha spiegato al giudice. La Tete era sprovvista di documenti che ne spiegassero la storia e la provenienza e, particolare di non poco conto, era realizzata con una tecnica di fusione che secondo il consulente tecnico "non esisteva all'epoca di Picasso".

Il collezionista aveva anche venduto alla galleria delle opere originali senza finora ricevere i soldi. Tra le cessioni c'erano sette Fontana, due Boetti e una lattina della Merda d'artista di Piero Manzoni. Ora resta da quantificare il risarcimento totale che la titolare dello "Studiò" dovrà pagare all'ex cliente, al quale verrà subito versato un anticipo da 500mila euro.