Urne chiuse, la Turchia ha votato per le elezioni parlamentari a pochi giorni dalle bombe che hanno scosso un comizio dei filo-curdi dell'Hdp. Cresce la possibilità che il partito guidato da Selahattin Demirtas possa entrare in Parlamento con oltre il 10% dei voti, superando la quota di sbarramento. E' ciò che teme l'Akp, il partito conservatore musulmano di Recep Erdogan che concorre per il quarto mandato di governo. Denunciati possibili brogli.
Il voto è da molti considerato il più importante da quasi 100 anni in un Paese che appare in bilico fra autoritarismo e fragile democrazia, fra Islam e Occidente.
Tutti gli occhi sono puntati sul risultato dell'Hdp, fondato l'anno scorso sulla base della questione curda ma ispirato anche all'eredità libertaria delle grandi rivolte di Gezi Park del 2013.
Se il partito di Demirtas riuscirà a superare la soglia di sbarramento del 10% e a entrare in Parlamento, avrà 50-60 deputati su 550. Il partito islamico Akp di Erdogan non potrà così raggiungere i 330 seggi chiesti dal "sultano" per cambiare la costituzione e diventare "superpresidente" con pieni poteri. Una "dittatura islamica", denuncia compatta l'opposizione.
Potrebbe perfino perdere anche la maggioranza semplice di 276 deputati che ha dal 2002 e non essere in grado di formare il governo. Nel caso in cui dovesse perdere la maggioranza, i tre partiti di opposizione potrebbero tentare di formare - malgrado le scentille fra Hdp e Mhp - una coalizione per estromettere il partito islamico dal governo dopo 13 anni.
I sondaggi della vigilia davano l'Akp in forte calo rispetto al 50% delle politiche del 2011 (al 39-44%), il Chp del leader dell'opposizione Kemal Kilicdaroglu al 26-30%, il Mhp di Devlet Bahceli al 15-17%, l'Hdp in bilico sul 10% (al 9,5-12%). Ma tutto, o quasi, dipenderà dal risultato di Demirtas. Se non supererà il 10%, la Turchia potrebbe subire una sterzata autoritaria, che alcuni analisti temono definitiva.
La tornata elettorale rappresenta una sorta di referendum su Erdogan, che ha fatto campagna a tambur battente per l'Akp, il Corano in mano, attaccando l'opposizione, soprattutto l'Hdp (appoggiato da "stampa internazionale, "lobby armena e gay"). Se dovesse perdere la sua scommessa - e il governo -, per il presidente potrebbe aprirsi una fase complicata. Potrebbero fra l'altro riemergere le accuse di corruzione messe a tacere con l'insabbiamento della Tangentopoli del Bosforo.