Le fasi prolungate di crisi economica celano talvolta dati e numeri discordanti, osservazioni di dinamiche particolari non sempre univoche. In un momento in cui – con tanto di “promozioni” da parte degli istituti internazionali – l'economia italiana sembra finalmente in ripresa (anche gli ultimi dati sul lavoro, tasto dolente di questi anni, sono ora più incoraggianti), alcuni indicatori mostrano tuttavia note meno positive.
Prendiamo il mercato immobiliare – spesso considerato un termometro affidabile sullo stato di salute di un'economia – che, negli anni della crisi, ha fatto registrare andamenti piuttosto altalenanti. In sostanza la crisi del mattone in Italia si avverte da circa dieci anni, ma con l'aggravarsi della situazione economica ha risentito ulteriormente del momento di difficoltà.
Eppure, nel corso del 2014, il mercato immobiliare aveva mostrato nuovi segni di vitalità. Sono venute in soccorso diverse variabili, come ad esempio la riduzione dei prezzi delle abitazioni, proseguita sulla scia di quanto già avvenuto nel periodo precedente. Nel frattempo diminuivano i tassi di interesse e aumentava il credito delle banche, pratica avallata inoltre dalle recenti politiche monetarie della Banca centrale europea (Bce).
L'inversione di tendenza, evidenziata nei primi tre mesi del 2015, è però frutto di un confronto con il 2014 che non può non tenere conto di alcune fattispecie. Procediamo con ordine. Nel primo trimestre dell'anno, le compravendite di immobili sono scese del 3,4% rispetto allo stesso periodo del 2014. A dirlo è l'Agenzia delle entrate nella sua nota trimestrale relativa proprio al mercato immobiliare.
Stando ai dati raccolti dall'Agenzia delle entrate, la flessione più marcata si registra nel settore produttivo (-7,1%), terziario (-6,4%) e commerciale (-5,2%), mentre il mercato delle abitazioni segna un calo tendenziale del 3%.
Dunque ottimismo già da accantonare? Non proprio, o almeno non del tutto. Per il Crif le richieste di mutui per gli immobili hanno visto crescere nel mese di aprile la domanda del 70% e anche più, nonostante la contrazione rilevata delle somme richieste.
C'è poi da osservare, e la precisazione è della stessa Agenzia delle entrate, che la modifica del regime fiscale aveva favorito la stipula di nuovi contratti nei primi giorni del 2014, sebbene di fatto conclusi alla fine del 2013. Alla luce di tale osservazione, afferma l'Agenzia delle entrate, “emerge nel primo trimestre 2015 un leggero rialzo del mercato immobiliare delle abitazioni, che segna un +0,8%”.
Un dato, comunque, che fa intravedere una fase di stallo. Anche perché, rispetto all'ultimo trimestre del 2014, il calo è invece sostazioso, addirittura del 18,1%, con le città capoluogo (esclusa Milano) in flessione del 4,6% su base annua (-2,2% tra i comuni di piccola dimensione).
La fiducia nella ripresa fa segnare progressi, vero, ma è ancora presto per definirla “consolidata”. E ciò ha il suo peso, anche se è da ritenere positiva in questo senso la crescente domanda di mutui. Non che quest'ultimo aspetto sia sufficiente per azzardare previsioni sul 2015, però.