Gusto e olfatto guidano la mano dello chef. Vista e tatto quella del designer. Ma nella città dell'Expo gusto e forma non possono che mischiarsi per dare vita a un complesso intreccio di percezioni che portano al successo. Ospiti dello showroom milanese di Arper, lo chef Andrea Berton e il designer argentino Alberto Lievore rivelano l'imprescindibilità dei sensi e l'importanza di un equilibrio tra gli stessi.
"Il gusto può essere condizionato dagli altri sensi - spiega Lievore, designer di fama mondiale e deus ex machina di alcuni tra i prodotti di maggiore successo di Arper -. Le aspettative che il soggetto stesso ha condizionano il gusto. Se tu fai una spremuta di limone e la bevi avrai un risultato. Se la stessa spremuta arrivasse a te senza sapere cosa è, quando la bevi il risultato è assolutamente diverso. Intervengono molti fattori: un cibo presentato con molti colori è ad esempio la promessa di un festival di sensazioni".
L'occhio vuole dunque la sua parte. Come conferma Berton: "La prima cosa che si vede è come è stato creato e assemblato il piatto. La vista è quindi un senso importante nel nostro lavoro. Io curo l'aspetto estetico esattamente come curo l'aspetto gustativo di un piatto. Secondo me devono camminare sullo stesso binario. Un piatto che si presenta bene è più facile che sia buono, perché vuol dire che c'è stato un lavoro di ricerca".
Non solo forma e gusto, però. Anche contesto, comodità e convivialità sono oggi aspetti che non possono essere sottovalutati. "Penso che oggi le barriere del passato siano state superate: il food deve essere di qualità, deve essere eccellenza ma deve essere anche coinvolgente - aggiunge Claudio Feltrin, presidente di Arper -. Di conseguenza anche l'ambiente deve essere confortevole. Deve quindi sussistere un connubio di sensi che si uniscono e che traggono il benessere delle persone che poi convivono e condividono questi momenti a tavola".