Il sondaggio della Bce

Quali sono i problemi più gravi per le piccole e medie imprese europee

Nonostante qualche timido segnale di miglioramento, in alcuni Paesi l'accesso al credito resta una preoccupazione particolarmente sentita dalle pmi

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L'accesso al credito bancario non è il problema più grave per la maggioranza delle piccole e medie imprese europee. Secondo cui, infatti, le preoccupazioni maggiori sono altre. Vediamo quali.

Stando ad un sondaggio condotto dalla Banca centrale europea (Bce), per il 26% delle pmi europee, trovare clienti – a cui vendere i propri prodotti o servizi – è la principale fonte di preoccupazione. Si tratta di un dato in crescita rispetto al 20% rilevato in occasione del precedente sondaggio, relativo al periodo compreso tra aprile e settembre 2014. A livello aggregato, le pmi, che rappresentano oltre il 99% di tutte le imprese dell'Unione europea, hanno ammesso invece un miglioramento nella disponibilità del credito bancario. Non accadeva dal 2009.

L'accesso al credito, infatti, rappresenta un motivo di apprensione per l'11% delle pmi: in calo rispetto al 13% dell'ultima rilevazione condotta dalla Bce. Secondo il parere delle piccole e medie imprese, al momento, i problemi più gravi sono altri. Quali? Reperire lavoratori qualificati, i costi di produzione e la concorrenza sono stati considerati i grattacapi maggiori dal 14% delle pmi europee.

Pmi che recentemente hanno avuto meno difficoltà nell'ottenere del credito: tra ottobre 2014 e marzo 2015 – ovvero nel periodo relativo al sondaggio – il 30% delle piccole e medie imprese ha chiesto un finanziamento e nel 64% dei casi ha ottenuto l'intero importo richiesto. In otto casi su cento, invece, le imprese hanno visto la loro domanda respinta.

Eppure, nonostante qualche timido segnale di miglioramento, in alcuni Paesi – si considerino la Grecia, il Portogallo e l'Italia, ad esempio – l'accesso al credito resta un preoccupazione particolarmente sentita dalle imprese. Invitate ad esprimersi sulla gravità del problema, infatti, le pmi italiane hanno assegnato – in una scala che va da 1 a 10 – un 6. Decisamente meglio va in Germania ed in Finlandia, dove si rimane tra 3 e 4.

Secondo uno studio del Fondo monetario internazionale (Fmi), la stretta creditizia (o credit crunch) ha un impatto negativo sull'andamento del Prodotto interno lordo (Pil) di gran lunga peggiore nelle economie caratterizzate da un'elevata presenza di piccole e medie imprese.

Tra il 2009 e il 2012, osserva l'Fmi, i Paesi europei con una maggiore presenza di pmi hanno fatto registrare tassi di crescita inferiori laddove si è contemporaneamente verificata una crescita bassa o addirittura negativa del credito concesso alle imprese. Proprio come accaduto in Italia, dove lo stock di credito mancato alle pmi dal 2010 ad oggi è stato quantificato dall'indice Confcommercio-Cer in 97,2 miliardi di euro.