Era il 16 novembre del 2019 quando Elisa Pilarski, 29 anni e incinta di sei mesi, chiamò il suo compagno Cristophe Ellul per chiedere aiuto contro "dei cani aggressivi". La donna verrà trovata morta poche ore dopo e l'autopsia confermerà i morsi come causa del decesso. Stava passeggiando nella foresta di Retz, in Francia, in compagnia del suo Amstaff Curtis. Poco distante, era in corso una batutta di caccia a cui partecipavano quasi un centinaio di animali. I cacciatori hanno accusato la bestia che era con la ragazza, che ora rischia l'abbattimento. I parenti di Elisa, primo tra tutti Ellul, difendono Curtis, puntando il dito contro la muta di segugi.
Le accuse dei cacciatori - I partecipanti al "Rallye de la passione", la battuta di caccia per sfinimento della preda, si dicono sicuri della loro innocenza. La telefonata in cui Elisa chiedeva aiuto al proprio compagno sarebbe partita dal telefono della donna alle ore 13:19 del 16 novembre. Stando alle parole dei cacciatori, avrebbero iniziato soltanto alle ore 13:30. "La lobby della caccia sta cercando di dipingere Curtis come una belva cattiva", ha dichiarato l'avvocato di Ellul Alexandre Novion: giudicarlo colpevole e poi abbatterlo scagionerebbe del tutto i segugi. Il legale è anche riuscito a far trasferire l'animale "in un luogo protetto e segreto".
La difesa della famiglia - Tutti i parenti di Elisa hanno da subito difeso il loro cane, escludendolo che potesse aver ucciso la padrona. "Se Curtis fosse stato cattivo l'avrebbe attaccata prima", ha dichiarato Ellul, "so che è innocente, non avrebbe mai toccato Elisa". Quando l'uomo ha trovato il cadavere della sua compagna, anche l'animale presentava dei morsi sul volto. Segno, sempre secondo Ellul, che avesse lottato per difenderla dall'attaco di altri cani. A sostegno della causa di Curtis, oltre alle tante associazioni contro la caccia, anche l'ex Ministro Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la difesa degli animali.
Svolta probabile in estate - Una passaggio chiave nelle indagini sarà affrontato nelle prossime settimane. Il procuratore Frédéric Trinh ha richiesto i test del dna sia su Curtis che sui 62 cani che hanno partecipato alla battuta di caccia. I risultati verranno poi confrontati con le tracce ematiche ritrovate sulla scena. Inoltre, verrà effettuata una prova di compatibilità tra i segni sul corpo di Elisa e le mandibole degli animali e in ultimo l'Amstaff Curtis verrà sottoposto ad una perizia comportamentale.