"Costretta a pregare cinque volte al giorno, a indossare il velo, a cambiare il mio nome in uno islamico": ha trascorso così due mesi di prigionia nelle mani dell'organizzazione Jihadista Boko Haram, Abigail John, una sedicenne di Lagos di fede cristiana, liberata durante un raid dell'esercito nigeriano. La testimonianza è stata raccolta dal quotidiano Avvenire. "Il primo giorno ci hanno trattato bene - continua la ragazza, ora al sicuro in una località segreta - Ci facevano anche mangiare". Pane e indottrinamento islamico, dunque, sono il trattamento quotidiano per le studentesse cristiane, che, a centinaia, sono state sequestrate negli ultimi tempi dai fondamentalisti che imperversano nel Nord della Nigeria.
Due mesi di vita rubata che però non hanno scalfito in Abigail la voglia di progettare un futuro migliore. "Ho troppa paura di tornare a Mubi. Voglio continuare la scuola e un giorno studierò legge ad Abuja o a Lagos". La sedicenne era stata rapita a fine 2014, insieme ad altre centinaia di minori cristiane e ricorda quel giorno nei minimi dettagli: "I ribelli islamici sono arrivati quando mia madre era partita per una visita a mia sorella. Hanno ucciso tutti gli uomini e rapito donne e bambini. Ci hanno trascinato via - continua il racconto - Ho visto tantissimi cadaveri per la strada".
Boko Haram, che predica una dura opposizione all'Occidente, perché corruttore dell'Islam, negli ultimi mesi, ha preso di mira soprattutto i cristiani. Secondo fonti locali, "più di 5000 cattolici sono stati massacrati e oltre centomila abitazioni di cristiani sono state distrutte negli ultimi 6 anni".
Abigail ora è salva: ha riacquistato la libertà durante un raid dell'esercito nigeriano, ma non può dimenticare. E' dura, confessa, tornare alla normalità, ma, intanto, ha lasciato il Nord della Nigeria a maggioranza islamico e si è trasferita nel Sud del Paese, a maggioranza cristiano. Ancora ignota, invece, la sorte delle 270 liceali di Chibok, rapite nell'aprile del 2014 sempre da Boko Haram e per le quali il mondo lanciò la mobilitazione "Bring back our girls".