Nato a Milano, ma cresciuto a Torino, esponente dell'Arte Povera: Mario Merz fu il primo italiano ad avere una personale al Guggenheim di New York. Le sue opere saranno da maggio a settembre alle Gallerie dell'Accademia di Venezia raccolte in "Città irreale", titolo della personale: nella sala centrale l'omonima installazione del 1968. La mostra offre una prospettiva su tutta la carriera dell'artista fin dai primi anni.
La mostra - Dai disegni su carta degli anni giovanili alla svolta del '68: l'esposizione dedicata al maestro dell'Arte povera inaugura nuovi spazi alle Gallerie dell'Accademia destinati all'arte contemporanea. "Città irreale" è una personale che si concentra sul tema del rapporto dell'uomo con lo spazio. Dominano i materiali preferiti dell'artista, in primis il legno che compone l'opera Senza titolo (Una somma reale è una somma di gente), in cui è protagonista il tavolo, poi ricorrente come struttura della socialità, del nutrimento e dello scambio. C'è poi il neon, presente in Impermeabile (1966) in cui i tubi luminosi incrociano gli oggetti quotidiani. Le forme circolari come Spirale verso lo Zenith (1985) e Igloo di Marisa (1977) riempiono una delle sale principali dell'esposizione e richiamano opere note al grande pubblico come l'Igloo Fontana di Torino, la grande spirale nella metropolitana di Napoli, oppure le installazioni luminose della stazione centrale di Zurigo e dell'aeroporto Schiphol di Amsterdam. La selezione dei lavori vuole mettere a confronto il linguaggio contemporaneo di Merz con quello degli artisti presenti agli altri piani delle Gallerie: Tintoretto, Giorgione, Tiziano.
L'artista - Si chiamava "Arte povera" quella di Mario Merz e di alcuni suoi contemporanei perché faceva i conti con la materia della vita quotidiana, tentando non solo di rappresentarla ma di viverla. Al periodo esordiente dell'artista e ai suoi primi disegni è stata dedicata un'intera saa. "Solitario, nomade e visionario" Mario Merz nacque a Milano nel 1925 ma fu Torino la città della maturità artistica: proprio sulla cupola della Mole Antonelliana fu installata una delle sue opere più famose, la serie di Fibonacci. Merz aderì al movimento "Giustizia e libertà" e per la sua attività politica fu arrestato durante la Seconda Guerra Mondiale; fu poi sensibile al '68, a cui dedicò la sua arte riproducendo con i neon gli slogan dei movimenti studenteschi.
Mario Merz – Città Irreale
Gallerie dell'Accademia, Campo della Carità, 1050 – piano terra, Venezia
a cura di Bartolomeo Pietromarchi
Dall'8 maggio al 20 settembre 2015
Orari: lunedì: 8.15 ‐ 14.00; da martedì a domenica: 8.15 ‐ 19.15
Biglietto: (mostra + museo):intero € 15,00 ridotto € 12,00
Organizzazione: MondoMostre in collaborazione con Fondazione Merz
Patrocinio di Mibact ed Expo