"PROGETTO DI DIO"

Ancona, uccise figlia di 18 mesi Assolto perché incapace di intendere

Dopo il delitto, apparentemente inspiegabile, Luca Giustini, descritto da tutti come un padre, marito e lavoratore modello, aveva detto di aver agito su ordine di una voce divina

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Quando uccise a coltellate la figlioletta Alessia di 18 mesi, il 17 agosto 2014 ad Ancona, Luca Giustini, ferroviere di 35 anni, era incapace d'intendere e di volere a causa di uno "scompenso psicotico con importante componente allucinatoria". Per questo motivo il gup ha assolto l'imputato per vizio di mente. Ritenuto socialmente pericoloso, gli è stata applicata la misura di sicurezza della libertà vigilata per tre anni.

In aula non c'erano né Giustini né la moglie Sara, che con l'altra figlioletta, si è costituita parte civile chiedendo un risarcimento danni di due milioni di euro. La parte civile si era opposta alle conclusioni della consulenza dell'accusa, sostenendo che la capacità mentale di Giustini non fosse del tutto annullata bensì grandemente scemata per la presenza di "elementi residui di natura coscienziale". Sulla misura "non detentiva" applicata, il legale di parte civile non ha nascosto le proprie perplessità, proprio in base alle condizioni di salute di Giustini.

Dopo il delitto, apparentemente inspiegabile, Luca, descritto da tutti come un padre, marito e lavoratore modello (aveva condotto un treno da Foligno ad Ancona proprio la mattina stessa), aveva detto di aver agito su ordine di una voce divina. I carabinieri avevano sequestrato nella sua auto alcuni fogli in cui, con una grafia parzialmente incomprensibile, l'uomo aveva scritto appunti deliranti su un presunto "disegno di Dio" e "precetto di nostro Signore venuto tra noi".

Giustini, che non aveva mai manifestato in famiglia sintomi di disagio psichico, aveva accoltellato la figlia in casa. La moglie, con l'altra figlia e i suoceri, lo attendeva al mare con la bimba: era stato lui stesso a telefonare alla donna dicendo di aver "combinato un casino". In seguito, la madre dell'omicida, Brunella Michelini, raccontò che la mattina del delitto Giustini era andato a casa sua chiedendo in lacrime a lei e alla nonna di pregare insieme. Elementi spia di un disagio interiore, ma non tali da far sospettare alla donna un atto tanto aberrante che il figlio avrebbe commesso di lì a poco.