Una storia vera, gli italiani all'estero, il cielo di Londra che cambia continuamente, imprevedibile come l'amore. E poi la crisi delle librerie e la grande umiltà di chiedere aiuto agli altri. Luca Bianchini con "Dimmi che credi al destino" (Mondadori, pagg. 264, 17 euro) racconta una storia alla sua maniera, intreccia personaggi come solo lui sa fare e stupisce. Per la scrittura matura e la grande speranza che infonde. "E' un libro dove tanti sconosciuti si conoscono profondamente e in breve tempo", racconta lo scrittore a Tgcom24.
Come nasce questo libro?
Da un incontro magico, con Ornella Tarantola, circa dieci anni fa. Lei dirige una piccola libreria italiana a Londra e mi ha invitato. Londra per noi italiani è una mecca, ci fa sentire importanti. Un po' come per me di Torino, quando dico che vado a Milano, mi do sempre un tono. Quando l'ho conosciuta, la prima cosa che mi ha detto è stata 'Bene, posso subito ordinare la focaccia in quantità'. Una persona che associa un incontro in libreria alla convivialità, non poteva che conquistarmi subito.
Quando hai pensato di scrivere questa storia?
Io non cerco mai le storie, ti arrivano un po' addosso. Durante una telefonata Ornella mi dice che il proprietario vuole abbattere il palazzo dove ha sede la l'Italian Bookshop e aggiunge, 'La libreria mi ha salvato, ora devo salvarla io'. Mi sono così emozionato, lei era come un tutt'uno con questa libreria, era come se ti dicessero 'buttano giù la casa dove hai vissuto'. L'ho sentita così forte questa storia che ho deciso di raccontarla.
Come l'hai sviluppata?
Ho conosciuto tanti personaggi che le ruotano intorno, a partire dalla sua amica Patti che ha portato alla festa dei miei 40 anni. E' un personaggio strepitoso, un po' almodovariano. La Patti in fondo sono io, mi riconosco molto in questo personaggio. So essere goliardico e, credo, profondo. Le assomiglio. Vedere due donne così amiche e unite, una sorta di sorellanza che tra donne è difficile vedere, mi ha fatto gioire.
Puoi farci un esempio?
Ornella ha vinto dei soldi scommettendo sul sesso del figlio di Kate Middleton, perché ha pensato una che non ha mia sbagliato un cappello dalla prima uscita pubblica non può non fare il primo figlio maschio. La metà dei soldi l'ha data a Patti, perché i regali vanno condivisi.
Un storia vera, che parla di crisi...
E ci suggerisce come anche la fantasia ci può aiutare e il parlarne e l'avere qualcuno accanto ci fa sentire meno soli.
La protagonista infatti decide di farsi aiutare..
Esatto. Oggi molti non hanno i soldi e si inventano delle scuse per non uscire e non fare delle cose. Se invece si trova il coraggio, perché non c'è niente di male a dire che si sta tirando la cinghia, si scopre che non si è soli e che c'è sempre una soluzione.
Tocchi anche il tema degli italiani all'estero, hai fatto questa esperienza?
Negli Anni Novanta e conosco cosa si prova. Ti fa amare di più l'Italia e impari a vivere i sentimenti più all'istante, infatti in questa storia tutti si fidano degli sconosciuti. Come quando in treno confidi le tue cose alle persone che non conosci. Quella è una cosa un po' magica che non dobbiamo perdere. 'Dimmi che credi al destino' è un libro dove tanti sconosciuti si conoscono profondamente e in breve tempo.
Perché hai scelto di ambientarlo in una Londra di periferia?
Sono un provocatore, Londra la conosco bene, ho scoperto questo quartiere storico, Hampstead, che non è lontano dal centro. E' un piccolo villaggio dentro la città da dove riesci a vedere Londra dall'alto. Dove l'italiano è visto con affetto. Si mangia benissimo nei pub, un posto dove ti senti felice.
La tua è una scrittura più matura, a tratti diversa, questo libro con i pesci rossi e i nani sembra quasi pensato per diventare un film, è vero?
Mi piace immaginare le cose e se lo vedi già così significa che te le ho fatto immaginare bene. Cerco di scrivere delle storie con capitoli brevi, perché la gente si annoia. I pesci li ho messi perché Ornella li ha veramente in casa, Russell e Crowe, e nella vita vera Crowe è morto e pare che ad ucciderlo sia stato proprio Russell.
Nella vita vera Ornella ruba anche i nani?
I nani sono quelli della casa della mamma di Emma Thompson che abita vicino a Ornella, non l'ho scritto per non rischiare la querela. Pensa che un altro vicino è il maggiordomo di Downton Abbey, una volta lo abbiamo beccato mentre buttava la spazzatura...
C'è sempre l'amore nei tuoi libri...
Non riesco a scrivere una storia in cui non ci sia l'amore. Dico che è come il cielo di Londra. Non può mai sapere come è. E' bello perché ti dà sempre speranza. Dopo la pioggia battente c'è sempre un momento di tregua. Stavolta è un amore a fuoco lento, è una forma di amore a cui non siamo più abituati, vogliamo il colpo di fulmine. E' un amore di chi ti ama e non lo sa e tu non lo sai. Quando pensi di uscire con un amico e finisci che ti baci.
Perché non sopporti l'origano?
Chiariamo subito. A me piace. Oggi se non hai una intolleranza vera o presunta non sei nessuno. Io che mangio tutto mi sento in imbarazzo. Ormai c'è chi non mangia glutine anche se non è intollerante. Io voglio il vino coi solfiti, dobbiamo finirla con questa storia del biologico.
Belen ti ha suggerito una frase, quale?
Ci conosciamo perché legge i miei libri. La frase è 'Io e te dobbiamo fare insieme un po' di shopping', quella che Patti dice a Ornella. Perché mi rimprovera sempre per come mi vesto. E' una gag che facciamo. Lei mi guarda e mi dà una valutazione, a volte però mi promuove.
Che cos'è il destino per Luca Bianchini?
Una zattera che ci aiuta quando il mare è mosso. E' sempre consolatorio. Quando le cose non vanno bene e vedi che al terzo tentativo non funziona, allora dici si vede che era destino, è trovare una spiegazione irrazionale a cui poi dai una senso nuovo. Il destino è sempre una buona scusa e ti rende il mondo più romantico.