Partiti inseguendo il sogno di una vita migliore, ridotti a lavorare in condizioni di schiavitù nelle piantagioni australiane. È la triste realtà di tanti giovani italiani che, in tempi di crisi, hanno deciso di abbandonare tutto per cercare fortuna all'estero. Una storia che scorre parallela a quella dei tanti immigrati che lavorano nei campi del nostro Paese. A denunciare questo sfruttamento è il programma televisivo australiano "Four Corners", la cui inchiesta è stata ripresa oggi dal Corriere della Sera.
In molti sono costretti a lavorare con orari estenuanti, sono sottopagati e diventano bersaglio di molestie e persino di abusi sessuali. Il motivo è che, per ottenere il rinnovo del visto per il secondo anno, gli immigrati temporanei devono dimostrare di aver lavorato per tre mesi nelle zone rurali del Paese. Una clausola che li rende facilmente vulnerabili a ricatti e truffe.
Attualmente sono oltre 15.000 i giovani connazionali presenti in Australia. "In un solo anno ho raccolto 250 segnalazioni sulle condizioni che si trovano ad affrontare", spiega Mariangela Stagnitti, presidente del Comitato italiani all'estero di Brisbane. "Alcune erano terribili". Come quelle di due ragazze in un'azienda che produceva cipolle rosse: turni dalle sette di sera alle sei del mattino, senza pause neanche per andare in bagno. Il tutto, spesso, senza tutele assicurative.
Il problema è che sono pochissimi quelli che trovano il coraggio di denunciare lo sfruttamento al Dipartimento per l'Immigrazione. "Tanti mi dicono che ormai sono abituati", continua Stagnitti. "Anche in Italia, quando riuscivano a lavorare, lo facevano spesso in nero e sottopagati". Così finiscono per fare quei lavori che gli australiani non vogliono più fare.
Negli scorsi giorni il Governo australiano ha annunciato che modificherà il regolamento per il visto provvisorio "Vacanza lavoro": la forma di volontariato nelle aziende agricole in cambio di vitto e alloggio non darà più la possibilità del rinnovo per il secondo anno. Resta però da capire cosa potranno fare i giovani che vogliono rimanere a lavorare in Australia.