Matteo Renzi ringrazia tutti, presenti e assenti, vicini e lontani. Festeggia il traguardo raggiunto di Expo 2015 nonostante, dice testualmente, i "signori del non ce la faremo mai"; è talmente entusiasta che ripercorre a ritroso nel tempo i sette anni di duro lavoro che hanno portato all'inaugurazione dell'Esposizione di Milano. E cita, nei ringraziamenti di maniera, Sala e Cantone, Pisapia e Mattarella, passando per Napolitano e la Moratti. Fine della lista. Per dirla con le parole di Rosy Bindi: "A volte dimentica qualche nome". Non nomina Romano Prodi, suo "compagno" di partito e soprattutto il premier che ha "sostenuto" l'allora sindaco di Milano in questa impresa.
"Come si fa a citare Letizia Moratti - ha proseguito infatti la Bindi - e a non citare quel governo di cui ho fatto parte e dal quale è partito tutto?". Eppure lo ha fatto. "Fatemi dire grazie in particolare a Letizia Moratti - così il premier - che ha avuto l'intuizione di questo evento e ha avuto il desiderio di scegliere questi temi". Fine dei ringraziamenti "ad personam". Nessuna parola a chi, siamo nel 2006, era al governo e pure si è speso per la candidatura ufficiale del capoluogo lombardo.
Era il secondo governo di Romano Prodi. Qualcuno dice, ma si tratta di indiscrezioni, che il Professore (presente alla cerimonia di inaugurazione) sia rimasto particolarmente amareggiato per la mancata citazione nel giorno più importante. Anzi, talmente offeso da andarsene pochi minuti dopo la fine del discorso di Renzi. A pensar male, certo, si fa peccato: ma quel nome taciuto lo hanno notato in molti. Pura dimenticanza o piccola vendetta? I malpensanti scommetterebbero sulla seconda.