Federico Mattia Dolci: "Realizziamo servizi fotografici on-demand in 24 ore"
L’amministratore delegato di Boom Imagestudio racconta cos'è e com'è nata la start up che, utilizzando l’intelligenza artificiale, offre ai clienti soluzioni fotografiche di qualità
Boom Imagestudio: il team
Nel 2018, tre giovanissimi amici di vecchia data hanno iniziato a rivoluzionare il mondo della fotografia commerciale da una camera da letto. Sono il 26enne valtellinese Federico Mattia Dolci, il conterraneo Giacomo Grattirola e il vicentino Jacopo Benedetti, co-founder di Boom Imagestudio, start up di servizi fotografici on-demand. Tutto nasce grazie alla loro grande passione per la fotografia. Dopo mesi di servizi commissionati e notti intere di editing nella stanza di Federico, i tre giovani hanno fondato la loro creatura, il cui team è ora composto da 70 persone di 14 nazionalità. TgcomLab ne ha parlato con Federico, amministratore delegato della società.
Quando e com’è nata l’idea di creare Boom Imagestudio?
Le immagini sono state uno dei nostri primi alfabeti e questo non è mai cambiato negli anni. Basti pensare che il cervello umano elabora circa 600 volte le immagini rispetto al testo. Soprattutto al giorno d'oggi, il contenuto visivo domina la comunicazione. Qualsiasi sito veicola la propria vendita tramite le immagini. Due anni fa, io e i miei soci, ci siamo resi conto che il mondo della compravendita online era, però, sfornito di una società che potesse offrire un servizio di produzione di contenuti visivi su larga scala. Parliamo di miliardi di immagini che vengono caricate ogni giorno sul web e di aziende - come Deliveroo, Airbnb, Booking - che devono produrre centinaia di migliaia di fotografie per i propri annunci. Quindi abbiamo deciso di inserirci in questo mercato privo di competizione. E così è nata Boom Imagestudio. Abbiamo creato un’infrastruttura tecnologica importantissima, una piattaforma che potesse digitalizzare il modo di produrre la creazione di contenuti visivi. Siamo partiti da Milano, poi ci siamo espansi in Italia, in Europa e oggi siamo presenti in circa 60 Paesi del mondo.
Come funziona la piattaforma?
La piattaforma permette ai nostri clienti di avere il proprio servizio fotografico in 24 ore. Ci appoggiamo a una rete di fotografi selezionati in tutte le città del mondo, quindi non importa che il servizio sia a Milano, a New York, a Sidney, che siano uno o centomila; per noi non è un problema, riusciamo a soddisfare tutte le richieste con velocità, efficienza e qualità. I clienti hanno un proprio account tramite il quale fanno l'ordine. A quel punto, l'ordine viene collegato a un fotografo. Quest'ultimo riceve tutte le istruzioni e le informazioni necessarie, fa il servizio e, entro sera, carica le foto sulla nostra piattaforma. Successivamente, tramite l'intelligenza artificiale, controlliamo la qualità, gli standard - che devono rientrare nelle richieste - e dopo 24 ore il cliente riceve le foto. Per la post produzione, in particolare, stiamo per la prima volta applicando quelli che sono gli schemi delle reti neurali dell'intelligenza artificiale all'editing. Chiaramente, si tratta di un editing legato alla fotografia commerciale, quindi standardizzabile, che può seguire dei canoni ripetuti. Non si tratta tanto di creare una foto per una pubblicazione, quanto un'immagine giusta per la riconversione, perciò con delle regole. E in questo l’intelligenza artificiale va a supporto della creatività, non è sostitutiva, non toglie valore al lavoro del fotografo. Anzi. Va ad alleviare una serie di perdite di tempo, diciamo così, legate alla produzione creativa del contenuto fotografico.
Qual è l'elemento di forza della vostra azienda?
Crediamo che, di fatto, la più grande forza sia la società stessa, non tanto il prodotto che vendiamo. Una società che sia un po’ il laboratorio del futuro, che attiri talenti giovani, con grande esperienza, di diverse culture. Quello che ci contraddistingue è la voglia di fare sempre meglio, di conquistare nuove milestone, di metterci in discussione ogni giorno, sia a livello singolo che a livello di società. Questo è stato un po’ il segreto, se esiste il segreto, di questi due anni.
Quali sfide vi aspettano?
Le sfide sono la cosa più bella che esista, ogni giorno una start up ne affronta una, che sia una pandemia, un nuovo cliente, un nuovo Paese. Sono intrinseche al modello stesso. Quindi, le nostre sfide sono tante. Sicuramente, una delle prime è dimostrare che si può essere una società globale anche a Milano, anche in Italia. La seconda sfida è legata alla società stessa, abbiamo grandi ambizioni, vogliamo diventare un unicorn (startup che superano il miliardo di dollari di valore). Abbiamo tutte le carte in regola per farlo, come ci riusciremo è la sfida più grande.
Come la pandemia ha cambiato e sta cambiando il settore?
Direi che ha cambiato il mondo e anche il nostro settore. L'emergenza coronavirus ha confermato il fatto che l'online, il digitale è il nuovo modo di comprare. Stiamo assistendo a un grande cambiamento, uno dei più interessanti degli ultimi decenni, stiamo assistendo a come l'esperienza d'acquisto si stia spostando online. Si tratta di un grande cambiamento, non solo per il nostro settore, ma per tutte le abitudini di consumo.
Qual è la competenza più importante chiesta a un manager oggi?
Secondo me, è l’ascolto. Il manager deve essere un esempio, una guida, deve assorbire i valori del posto in cui lavora. Spesso e volentieri, i problemi più grandi nascono dall'incomprensione, dall'incapacità di dialogare. Credo, quindi, che l'ascolto sia uno dei primi passi per risolvere molti dei problemi che ci sono nelle aziende al giorno d'oggi.
Quale consiglio dai a chi vuole intraprendere una carriera nel settore in cui operi?
Consiglio di uscire dalla comfort zone, di riflettere ogni giorno su quello che si sta facendo, su se stessi, sulle proprie capacità. E di rinnovarsi, sempre.
Come ti tieni aggiornato?
In tanti modi, per lo più attraverso il dialogo e la lettura. Leggo un libro a settimana e interagisco tanto, cercando di apprendere con fanciullesca curiosità.
Come trascorri il tempo libero?
Quando il lavoro si trasforma in ossessione, nel senso positivo del termine, il tempo libero diventa accessorio. Non c'è più distinzione tra tempo libero, passione e ossessione. Detto ciò, sono molto sportivo - pratico l'alpinismo - e mi piace viaggiare, scoprire nuovi posti e nuove tradizioni.
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