"Grazie a un moto di popolo, democrazia e libertà hanno vinto, ma vanno difese ogni giorno". Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella racconta il suo 25 aprile al direttore di Repubblica Ezio Mauro. E avverte: "Non abbassiamo la guardia, così si riafferma la democrazia". Mentre la risposta alla globalizzazione del terrore "va cercata nella solidarietà internazionale ma senza tradire i nostri valori".
Il presidente, nel rispondere ad una domanda sulla minaccia allo Stato del terrorismo degli Anni di piombo e quella attuale dello jihadismo, spiega che "la lotta al terrorismo fu condotta dallo Stato senza sospendere le libertà civili e democratiche. Fondamentale, per battere il terrorismo, è stata l'unità di popolo", i brigatisti furono sconfitti "prima sul piano politico, nel rifiuto, cioè, delle masse operaie, di seguirli nella lotta armata, che sul piano militare o di polizia".
Quella era una "minaccia che proveniva dall'interno - prosegue Mattarella -. Oggi abbiamo una o più entità esterne, presenti in Paesi diversi, che incitano su Internet alla guerra santa contro l'Occidente e che confidano in una rivolta spontanea dei musulmani presenti all'interno di quei Paesi che si vorrebbero sottomettere al Califfato. Non c'è dubbio che si tratti di una minaccia nuova e insidiosa".
"La sfida è, oggi come ieri, molto impegnativa - afferma quindi il Capo dello Stato -. Non c'è dubbio che la società aperta e accogliente abbia dei rischi in più in termini di sicurezza rispetto a uno Stato di polizia. Ma possiamo chiedere ai cittadini europei di sobbarcarsi qualche fastidio o controllo in più, non certo di vedersi limitare diritti e prerogative che ormai sono patrimonio comune e irrinunciabile. Tradiremmo la nostra storia e i nostri valori".