Troppi sgravi fiscali sul nuovo contratto a tutele crescenti potrebbero danneggiare le casse dello Stato, soprattutto, se come si attende, saranno tantissime le assunzioni a tempo indeterminato con le nuove modalità. Così il Governo è corso ai ripari e per stare più tranquillo ha inserito nel decreto legislativo una clausola di salvaguardia. Si tratta di un contributo aggiuntivo di solidarietà che datori di lavoro e autonomi dovranno pagare per sostenere le gestioni previdenziali.
L'obiettivo è quello di assicurare la copertura economica nel caso ci fosse un'ondata di trasformazioni di collaborazioni in contratti a tempo indeterminato e il plafond a disposizione non fosse sufficiente.
Per coprire la decontribuzione dei contatti a tempo indeterminato avviati da gennaio 2015, la legge di stabilità aveva messo a disposizione 1,886 miliardi per l'anno in corso, prevedendo la trasformazione in tempo indeterminato di 37mila collaborazioni. A questa stima se n'era aggiunta una seconda quando con il nuovo decreto legislativo la dote era stata incrementata di 16 milioni a copertura di ulteriori 20mila posti.
La Regioneria dello Stato, però, non ha ritenuto queste risorse sufficienti a garantire la copertura finanziaria dei nuovi contratti e ha imposto l'inserimento della clausola che comunque, sarà attiva solo se in effetti le stime del Governo si rivelassero errate per difetto.
Un punto però, non è chiaro di tale novità: non è stata fissata una percentuale esatta per l'eventuale prelievo che andrà a gravare su datori di lavoro privati e lavoratori autonomi.