Dzhokhar Tsarnaev è colpevole per l'attacco alla maratona di Boston. E' il verdetto raggiunto dalla giuria sull'attacco del 2013, che ha ucciso tre persone e ne ha ferite più di 260. Il verdetto è stato raggiunto dalla giuria dopo due giorni di camera di consiglio. Su Tsarnaev pesano 30 capi d'accusa, di cui 17 prevedono la possibilità della pena di morte.
Per decidere il suo destino sarà ora necessario avviare un nuovo procedimento legale, ma è chiaro sin da ora che nella migliore delle ipotesi trascorrerà il resto della sua vita dietro le sbarre di una prigione. Nella peggiore finirà davanti al boia.
Del resto lui stesso si era dichiarato colpevole, all'inizio del processo, attraverso il suo avvocato, Judy Clarke. Una decisione presa proprio per cercare di evitare la pena di morte, considerato che le prove erano comunque schiaccianti. La strategia della difesa mirava semmai a dimostrare che Dzhokhar, che nel 2013 aveva 19 anni, fosse succube del fratello Tamerlan, di 26 anni, vera mente dell'attentato, ucciso poi in uno scontro a fuoco con la polizia quattro giorni dopo quel fatale 15 aprile.
Il dibattimento è andato avanti per poco più di un mese, in cui la difesa ha chiamato al banco dei testimoni solo quattro persone, mentre l'accusa ne ha presentate 92. Ai giurati sono stati anche mostrati i vestiti a brandelli, macchiati di sangue. Il capo dell'ufficio medico legale di Boston, Henry Neilds, ha fatto notare nel raccapriccio generale che nessuna parte del corpo del piccolo Martin fu risparmiata dall'esplosione. Diversi giurati sono scoppiati in lacrime durante la deposizione, mentre i genitori ascoltavano pietrificati, in silenzio.
Le stesse terribili descrizioni sono state tratteggiate riguardo a Lingzi Lu e Krystle Campbell, le altre due persone rimaste uccise nello scoppio delle due pentole a pressione imbottite d'esplosivo e chiodi e piazzate dai fratelli Tsarnaev sulla linea di arrivo della maratona. "Noi non neghiamo che Dzhokhar abbia pienamente partecipato agli eventi - ha affermato l'avvocato Clarke, nella sua arringa finale - ma se non fosse stato per Tamerlan non sarebbe mai successo". L'accusa ha ribattuto che invece è stato "un atto di terrorismo calcolato, a sangue freddo. Un atto intenzionale. Era assetato di sangue, voleva stabilire un punto. Voleva dire all'America noi ora vi terrorizzeremo". La giuria ha evidentemente accolto la tesi dell'accusa. Resta solo da stabilire la pena.