Si intitola "Dov'è andata la musica" il nuovo disco d'inediti di Dodi Battaglia realizzato in collaborazione con il chitarrista australiano Tommy Emmanuel, considerato il miglior chitarrista fingerstyle del mondo. "Cosa ci unisce? Abbiamo la musica nel sangue - dice Dodi a Tgcom24 -. Sia io che lui abbiamo iniziato bambini e sapevamo che non avremmo potuto fare altro nella vita".
L'album è composto da 8 brani cantati e 4 strumentali, un viaggio in bilico tra diversi generi musicali, dal rock all'etnico, dal progressive al country. Un lavoro dal sound internazionale, registrato tra l'Italia e gli Stati Uniti, che tende ad annullare le distanze geografiche in nome della musica. "In copertina c'è un'immagine molto significativa: è un mondo con due chitarristi posti agli estremi del globo - spiega Dodi -. Quando c'è feeling, rispetto, comprensione e stima, anche se si è nati a oceani di distanza, il mondo può essere un semplice scenario dove condividere la musica".
Viene spontaneo trasformare il titolo dell'album in una domanda: dov'è andata la musica?
Tommy: Noi ci evolviamo e così allo stesso modo la musica. Non dobbiamo mai dimenticare le nostre radici, il passato e le infliuenze. Credo che tutto questo abbia contribuito a fare di noi i musicisti che siamo, la gente che è arrivata prima di noi ci ha mostrato la via. Quello che noi abbiamo ricevuto lo dovremo passare alla prossima generazione, è una mano tesa.
Il brano però viaggia su un doppio binario, e parla anche di una relazione tra due persone...
Tommy: Esatto. Quando hai una relazione con qualcuno devi avere armonia. E così nella musica, se non c'è armonia non c'è musica. Ci sono grandissimi musicisti che però non possono suonare insieme perché non c'è armonia tra di loro o non sono interessati a trovarla. Invece tra me e Dodi è una cosa immediata, scorre in maniera naturale.
Quali sono le basi della vostra armonia? Vi completate o viaggiate sulla stessa lunghezza d'onda?
Dodi: Per quanto lui sia nato in Australia e io in Italia, ci unisce il legame alla musica. Abbiamo iniziato entrambi a 4, 5 anni a suonare. Quando ero bambino avevo la sensazione forte che non avrei potuto fare altro che suonare, diventare un musicista. Veniva dall'anima. Gli altri bambini giocavano con i trenini o a pallone, io sognavo uno strumento. Ricordo che mio padre un Natale comprò tutti i biglietti di una lotteria di un bar perché tra i premi c'era una fisarmonica. Me lo portò alla mattina e alla sera lo stavo già suonando.
Quando è nata l'idea di fare un disco insieme?
Tommy: In realtà era nell'aria da molti anni. Siamo grandi amici e ogni volta che ci vedevamo dicevamo che dovevamo farlo. Ma Dodi era sempre molto impegnato con i Pooh e io ero sempre in tour. E alla fine ci siamo dati un appuntamento e abbiamo detto "ok, si inizia". Una volta che lo fai ti sei preso un impegno e devi andare avanti. Così un paio di anni fa abbiamo iniziato a cercare delle canzoni che potessero essere adatte. Ho registrato alcuni brani e glieli ho mandati e lui ha pensato che fossero una buona direzione da seguire.
Avete trovato subito l'accordo sul tipo di brani da realizzare?
Dodi: E' stato fantastico. Perché naturalmente quando si incontrano due chitarristi di un certo tipo è facile infilarsi in un progetto dove spicca il virtuosismo di entrambi, che guarda a un pubblico di nicchia. Ma la prima canzone che Tommy mi ha mandato era una perfetta canzone pop, che poi è diventata "Io non so amare a metà". Questa è la dimostrazione che i grandi musicisti possono fare cose pop senza dire di essersi sporcati le mani. Lì ho capito che poteva essere un bellissimo disco e molto popolare, non indirizzato a pochi eletti.
In "Tu resti qui" affronti un tema importante come quello della violenza sulle donne da un punto di vista originale...
Dodi: Sì, perché si tratta di un uomo che dice a una donna "tu resti qui, stasera da quello non ci vai a farti picchiare". Di solito si raccontano questi episodi in maniera romantica o patetica. In questo caso c'è la rabbia di lui che non solo impedisce a lei di tornare da chi la malmena ma le dice persino 'tienimi stretto altrimenti ci vado io'. Nel corso di tutti questi anni avevo accumulato un po' di cose da dire e le ho tirate fuori in questo caso.
Il disco si chiude con "Vale", una canzone dedicata a Valerio Negrini. Come è nata?
Amici per sempre. Sono concetti belli e importanti. Qualche volta scrivi una canzone perché sei innamorato o perché sei ispirato o perché lo devi fare per contratto. In questo caso la spinta è stata uno show a Bergamo per Valerio e io mi sono messo al piano, cosa che non faccio spesso, e ho scritto questo pezzo spinto da due sentimenti. Pace e serenità, perché sono sicuro che ora Valerio è così mentre in vita era un'anima tormentata. E allo stesso tempo volevo esprimere forza, la sua, quella di un uomo molto forte, intelligente e sensibile.
E tu Tommy come sei entrato in un brano così personale per Dodi?
Ho ascoltato la canzone e sono stato subito colpito dalla forza e dalla passione della melodia. Così la prima cosa che ho deciso è che Dodi avrebbe suonato la melodia e se ci fosse stato un mio solo lui mi avrebbe detto dove farlo. In questo genere di brani devi avere un grande rispetto per la canzone. Non devi voler suonare ovunque, non devi rubare la canzone ma entrarci in punta di piedi.