Dopo 12 anni di carriera, riconoscimenti in tutto il mondo e "più di mille concerti alle spalle" i Musica Nuda - alias Petra Magoni e Ferruccio Spinetti - si regalano "Little Wonder", il nuovo disco che esce il 31 marzo. "Senza presunzione noi abbiamo usato questo titolo perché ci meravigliamo ancora oggi come due ragazzini" svela la coppia che torna a un album di cover tra "grandi classici e brani più recenti, che hanno lo spessore per diventare immortali".
Dopo i precedenti album di inediti tornate alle origini con le cover. Come mai questa scelta?
Avevamo voglia di confrontarci di nuovo su questo territorio e vedere che cosa succedeva a rifare un disco di cover con la maturità di due persone che hanno 12 anni in più e più di mille concerti alle spalle.
Che cosa troveremo in questo disco?
Abbiamo puntato una scaletta molto eterogenea: ci sono dentro brani molto famosi come "Is this Love" di Bob Marley, accostate a cose meno famose e altre più popolari come "Sei forte papà" di Gianni Morandi. Grandi classici mescolati a nuovi classici, come la versione di un brano di Sting che secondo noi ha lo spessore per diventare immortale.
In "Little Wonder" ritornate anche alla vostra dimensione a due...
Sì, siamo tornati alla formula voce-contrabbasso, volevamo che il disco fosse di nuovo uno specchio di quello che avviene quando siamo in concerto. Siamo diventati più consapevoli di quelli che sono i nostri mezzi e i nostri strumenti, sia tecnicamente che come capacità di saper interpretare il nostro repertorio.
Essere solo in due può rivelarsi uno svantaggio...
La nostra originalità risiede proprio nella formazione assurda sulla carta. Io per primo dodici anni fa non avrei scommesso un euro sul fatto che Musica Nuda sarebbe arrivata a fare nove dischi.
Come sono nati i brani di "Little Wonder"?
Siamo due musicisti onnivori, ascoltiamo e frequentiamo un po' tutta la musica a 360°. Magari un giorno ascoltiamo un disco di De André, domani un quartetto di Brahms, piuttosto che la musica brasiliana o Frankie Hi-nrg, ci piace tutta la musica.
Qualche sogno nel cassetto ancora da realizzare?
Nel futuro ci piacerebbe invece collaborare con il pianista inglese Benjamin Clementine. Ha una voce pazzesca, utilizza anche il piano in modo molto particolare. Sembra un po' il Jimi Hendrix del pianoforte e devo dire che ci incuriosisce molto.
Il vostro tour toccherà anche la Francia, il Sudamerica e la Polonia...
In Francia dal 2005 si può dire che abbiamo una nostra seconda nazione. In altre nazioni spesso veniamo invitati grazie alla Rete. Come il festival in cui abbiamo suonato a San Pietroburgo, ci hanno scoperto vedendo un nostro video su Youtube.
Il rapporto con il pubblico è fondamentale per voi, come siete accolti nel mondo?
La stessa scaletta può funzionare tranquillamente a Parigi come a Reggio Calabria o a Lima. La gente si emoziona per le stesse canzoni. Abbiamo un repertorio assolutamente folle e per certi versi schizofrenico, ogni ascoltatore può prendere qualcosa.