"E' stato disumano: a 11 anni il mio allenatore mi picchiava con la custodia del pattino; mi insultava: 'Pigra, stupida, grassa'". Oggi, ventenne e trasferitasi a Singapore, la pattinatrice cinese Jessica Shuran Yu può puntare il dito senza paura contro il sistema sportivo cinese fatto di violenze fisiche e abusi per raggiungere il sogno olimpico. Lo fa con un post su Instagram indirizzato al Cio in vista di Pechino 2022. "Proteggete i baby-atleti da questo sistema", è l'appello.
“Nei giorni particolarmente peggiori, sarò stata colpita più di 10 volte di seguito sulle mani, sulle braccia", ricorda la pattinatrice, che dopo aver partecipato ai mondiali 2017 oggi fa l'allenatrice.
“Il più delle volte tali abusi sono avvenuti di fronte ad altri pattinatori sulla pista. Non l'ho detto a nessuno dei miei amici, degli adulti a scuola o della mia federazione, perché ero incredibilmente umiliata. Mi è stato fatto sentire così piccolo. Era disumanizzante", continua nel suo sfogo ripreso dal Guardian.
Yu ha affermato di sperare che, con Pechino che ospiterà le Olimpiadi invernali tra poco più di 18 mesi, il Cio non continui a tenere gli occhi chiusi su questo mondo di violenze fisiche e psicologiche nello sport, in Cina e in altri Paesi.
“Mi fa davvero male sapere che questi abusi stanno accadendo ancora oggi. Molti atleti e allenatori ritengono che tale comportamento sia necessario e normale in Cina. E' anche difficile per gli atleti cinesi parlare. Potrebbero perdere il loro posto e la loro carriera potrebbe finire. Ma come atleta di Singapore che si è allenata in Cina, mi sento nella posizione per poter denunciare", ha concluso.
Da qui, la richiesta di uno sportello gestito da esperti di protezione dell'infanzia per questi casi di violenza sui baby-atleti.