La rilevazione è dell'Associazione italiana del private equity e venture capital: il peso degli investitori esteri in Italia è cresciuto nel corso del 2014. Quest'ultimi hanno portato nel nostro Paese capitali per circa due miliardi di euro, contribuendo all'aumento complessivo degli investimenti registrato rispetto all'anno precedente. Un buon risultato per l'economia italiana. Del resto nelle imprese in cui investono i fondi si registrano tassi di crescita migliori risultati sul fronte occupazionale.
Secondo uno studio dell'Associazione italiana del private equity e venture capital (l'Aifi) condotto in collaborazione con PwC, nel corso del 2014 i fondi esteri hanno investito 1.905 milioni di euro, in crescita del 39% rispetto al 2013.
Pur essendo utilizzati spesso come sinonimi, infatti, il venture capital e il private equity hanno significati leggermente diversi. Il venture capital vero e proprio si riferisce al finanziamento dell'avvio di nuove imprese; il private equity, invece, comprende le operazioni di investimento realizzate in fasi di ciclo di vita delle aziende successive a quella iniziale. Va comunque precisato che private equity è divenuto, col tempo, il termine utilizzato per indicare 'il mestiere' dell'investitore nel capitale di rischio.
Al di là delle differenze semantiche, entrambi (il private equity ed il venture capital) hanno un ruolo importantissimo nello "sviluppo occupazionale". I dati lo confermano ampiamente: le imprese in cui investono i fondi hanno un tasso di occupazione annuo che cresce del 5,3% contro la variazione registrata nel nostro Paese nello stesso arco temporale, pari al -0,3%.
Nel corso del 2014 i fondi stranieri hanno contribuito per il 54% degli investimenti totali, che sono stati pari a 3,528 miliardi di euro (+3% rispetto al 2013) per 311 operazioni totali (106 delle quali in imprese nascenti). Il numero delle operazioni è comunque in calo rispetto al 2013, quando furono 368. Nel settore dell'information technology sono state portate a termine il maggior numero di operazioni (47) mentre gli investimenti complessivi sono stati più consistenti in quello del lusso, con 680 milioni di euro.
Il 2014 è stato anche l'anno dei disinvestimenti, osserva chi ha condotto il report. In tutto i disinvestimenti, che consistono nella cessione (totale o parziale) della partecipazione in possesso dell'investitore, sono aumentati infatti del 36% a 2,632 miliardi con 174 dismissioni (+23%). A dimostrazione che le imprese nel portafoglio dei fondi sono aumentate di valore e si sono aperti canali congelati come la Borsa, dove poco meno della metà delle società per azioni (Spa) è posseduto da soggetti esteri.
Infatti, secondo un recente report del centro studi di Unimpresa, il 44,3% delle Spa sul listino milanese è in mano a soggetti esteri, per un controvalore di 226 miliardi di euro (+86 miliardi rispetto al 2013). Pur essendosi ritagliati un importante spazio su Piazza Affari, gli investitori esteri non sono riusciti a conquistarne la porzione maggiore. Quest'ultima, infatti, resta in possesso dei privati italiani che detengono il 46% complessivo delle quote, per un ammontare di 905,7 miliardi di euro.