Sono cinque gli obiettivi principali della strategia Europa 2020: più occupazione, più investimenti in R&S, più istruzione (attraverso la riduzione del tasso di abbandono precoce e l'innalzamento della quota di 30-34enni con un istruzione universitaria), lotta alla povertà e all'emarginazione e lo sviluppo della sostenibilità energetica. Un obiettivo quest'ultimo che, nel dettaglio, prevede la riduzione delle emissioni di gas serra del 20% rispetto al 1990 e un aumento del 20% del fabbisogno di energia ricavato da fonti rinnovabili.
Se gran parte degli obiettivi non sono ancora alla portata dell'Italia, la “copertura” delle rinnovabili è sempre più vicina all'obiettivo, del 17%, fissato per il nostro Paese: secondo l'Eurostat nel 2013 l'energia proveniente da fonti rinnovabili era pari al 16,7%. Certo, altri Paesi, come succede spesso, vantano performance migliori (come la Svezia, per esempio, dove l'energia prodotta da fonti rinnovabili è al 52,1%), ma è anche vero che ogni Stato ha obiettivi diversi legati anche alle rispettive situazioni economiche.
Il tornaconto per l'Italia dallo sviluppo della Green economy (appunto un'economia che, attraverso le fonti rinnovabili, si bassa su una produzione a basso impatto ambientale) è quantificabile, secondo il Libro bianco di Ecofuturo in 200 miliardi di euro di risparmi.
Stando allo studio, grazie ad un maggiore sviluppo delle eco-tecnologie solo per quanto riguarda le abitazioni si potrebbero risparmiare qualcosa come 100 miliardi di euro, ai quali si aggiungerebbero altri 20 miliardi dal settore dei trasporti pubblici e privati e altri 20 miliardi da quello dei rifiuti. A tutto ciò si sommerebbero altri 20 miliardi risparmiati dalla distribuzione e dalla depurazione del ciclo idrico e 50 miliardi dal settore stesso dell'energia rinnovabile. Senza contare il notevole impatto che si avrebbe in termini occupazionali: le imprese diventerebbero più competitive e aumenterebbero la propria produzione generando, così, nuovi posti di lavoro.
Ad oggi la Green economy in Italia vale, secondo la Fondazione Symbola, 101 miliardi di valore aggiunto, ovvero il 10,2% del Pil, e tre milioni di posti di lavoro (circa il 13% dell'occupazione totale nazionale). Sono oltre 341 mila le aziende, dell'industria o dei servizi, che hanno investito negli ultimi sei anni (o hanno intenzione di farlo a breve) in tecnologie di questo tipo. In poche parole, nonostante la difficile congiuntura economia, tra il 2008 ed oggi un azienda su cinque ha investito in fonti di energia rinnovabili.
A livello di competitività i risultati sono poi evidenti: secondo SWG il 19,6% delle imprese che ha fatto eco-investimenti esporta stabilmente contro il 9,4% che non ha ancora realizzato investimenti di questo tipo. La percentuale sale ancor di più se si considera il settore manifatturiero: oltre il 40% delle imprese green esporta contro il 24% delle imprese non attente all'impatto ambientale.
Per quanto riguarda l'impatto ambientale, i primi risultati positivi sono stati diffusi qualche giorno fa dall'Ocse: mentre nel corso del 2014 la produzione mondiale è cresciuta del 3,3%, le emissioni di gas serra sono risultate ai livelli del 2013.