Massimo Bossetti, il muratore in carcere da giugno per l'omicidio di Yara Gambirasio, resta in cella: il tribunale del Riesame di Brescia ha infatti respinto la richiesta di scarcerazione presentata dal legale dell'uomo. Al tribunale Bossetti aveva detto di non aver mai incontrato Yara: "Sono un padre di famiglia, non sono un assassino".
Con la decisione dei giudici Brescia è la quinta volta che Bossetti si vede negare la scarcerazione: due volte dal gip di Bergamo, altrettante dal Riesame di Brescia e, in un'occasione, dalla corte di Cassazione.
Per il Riesame il Dna nucleare rimane un grave indizio - La mancata corrispondenza tra il Dna mitocondriale trovato sul corpo di Yara Gambirasio, che non risulta essere di Massimo Bossetti, e quello nucleare, certamente del muratore, "non è dirimente e non scalfisce l'estrema rilevanza e significatività dell'indizio grave", appunto il Dna nucleare. E' quanto scrive il Riesame negando la scarcerazione a Bossetti.
"Nonostante la contraddizione persista e la questione resti discutibile", spiegano i giudici bresciani, "gli argomenti spesi non sono in grado di inficiare l'affermazione di appartenenza a Massimo Giuseppe Bossetti del Dna nucleare trovato nelle tracce biologiche corrispondenti al profilo genetico di 'Ignoto 1', in quanto vi e una piena compatibilità di caratteristiche genetiche, per 21 marcatori STR autosomici".
Per i giudici "ne consegue che la mancata concordanza con marcatori genetici mitocondriale, espressamente definita di secondaria importanza e scientificamente spiegabile dal dottor Casari (consulente della Procura), sia per le metodiche più complesse che il Dna mitocondriale richiede, sia per la maggior degradabilità operata da agenti esterni e sia, infine, per l'invasività del Dna mitocondriale degli operatori che conducono l'indagine di laboratorio, non è dirimente e non scalfisce l'estrema rilevanza e significatività dell'indizio grave a carico del prevenuto, tanto più pregnante quanto più si pone mente alla localizzazione delle tracce da cui erano tratti i campioni di Dna (vicino al taglio degli slip e dei leggings della vittima), dunque in zona sensibile e attinta da arma bianca.
A questo, i giudici aggiungono che "la valenza dimostrativa dell'accertamento sul Dna non è infirmata dall'esclusione della presenza di formazioni pilifere riconducibili all'indagato sul cadavere, in quanto si tratta di dato scarsamente significativo, che non contraddice l'assunto di un contatto diretto tra Yara Gambirasio e Massimo Giuseppe Bossetti, attestato dallo sversamento ematico del ricorrente sugli abiti della ragazzina".