Claudio Scajola e Gianni De Gennaro sono indagati nell'inchiesta bis sulla revoca della scorta a Marco Biagi, il professore di diritto del lavoro ucciso a Bologna dalle Nuove Brigate Rosse nel 2002. All'epoca dei fatti, Scajola e De Gennaro erano rispettivamente ministro dell'Interno e capo della polizia. La scorta venne data a Biagi nel 2000, gli fu tolta nel 2001 e mai più riaffidata nonostante le minacce ricevute e denunciate dal giuslavorista.
La prima inchiesta sul delitto Biagi fu archiviata. La nuova fu riaperta dopo la trasmissione a Bologna di nuovi documenti, in particolare appunti dell'ex segretario del ministro, Luciano Zocchi. Cooperazione colposa in omicidio colposo: è il reato contestato dalla Procura di Bologna a Scajola e De Gennaro.
E' stato notificato un atto a Scajola e De Gennaro, oltre che ai familiari del giuslavorista, assistiti dall'avvocato Guido Magnisi, in cui si chiede a una sezione speciale del tribunale di Bologna di interrogarli per sapere se intendono o meno avvalersi della prescrizione. L'inchiesta è del pm Antonello Gustapane.
Scajola: "Accusa sconcertante" - "E' un'accusa sconcertante". Questo il primo commento dell'ex ministro, che aggiunge: "Anche in questa occasione so di essermi comportato correttamente". "Sono profondamente turbato nel ricordare il momento in cui mi fu data notizia dell'assassinio del professor Biagi - dice Scajola - così come quando con evidenti, conseguenti, strumentalizzazioni politiche mi fu attribuito un giudizio infame su una persona che era stata uccisa. E' una ferita che porto dentro da tredici anni, sicuramente imparagonabile con la sofferenza di sua moglie e dei suoi figli, ma è vergognoso far credere che qualcuno non abbia voluto dare la scorta a Biagi".
"Le scorte - dice ancora Scajola - non si negano. C'è stata una sottovalutazione, allora, ma è facile dirlo dopo. Tutti coloro i quali si riempiono la bocca con questo argomento potevano farsi parte attiva, prima. Si vergogni chi vuole speculare sui morti. Quanto a me, ho servito le istituzioni con il massimo impegno e senso di responsabilità e anche in questa occasione so di essermi comportato correttamente".
L'ex segretario di Scajola: "Errori per superficialità" - Se qualcuno ha sbagliato nel togliere la scorta a Biagi "lo ha fatto per superficialità e certamente non per volontà". Così l'ex segretario di Scajola. "Confermo tutto quello che ho detto fino ad oggi - ha aggiunto Zocchi -. Tutto quello che sapevo l'ho raccontato ai magistrati che mi hanno ascoltato".