I presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, spingono per una decisione in tempi rapidi del Parlamento per togliere i vitalizi agli ex deputati e senatori condannati. Boldrini trova "inaccettabile che si continui ad erogare i vitalizi a chi si è macchiato di reati gravi". Grasso ha discusso a distanza con l'ex presidente della Consulta Cesare Mirabelli, il cui parere negativo rischiava di rendere più tortuosa la strada intrapresa.
Il parere di Mirabelli era stato recapitato già nei giorni scorsi agli uffici di Montecitorio e Palazzo Madama: il costituzionalista argomentava che togliere la pensione a un condannato equivale a infiggergli una sorta di pena accessoria, e le pene accessorie possono essere stabilite solo per legge. Mirabelli sosteneva anche che è molto dubbio che si possa toccare in modo retroattivo un trattamento previdenziale acquisito.
A queste e alle altre osservazioni, Grasso ha risposto con un ampio documento presentato ai questori di Camera e Senato. Secondo la seconda carica dello Stato sostenere che le Camere non posso intervenire sui vitalizi è "paradossale". La materia rientra nella sfera dell'autonomia di Camera e Senato, dunque non è vero che serve una legge.
Grasso ha ricordato che la questione dei vitalizi è legata strettamente alla legge Severino, che ha stabilito i casi di incandidabilità e ineleggibilità per chi si è macchiato di reati particolarmente gravi (mafia, corruzione, peculato). Per cui, è il ragionamento del presidente del Senato, "se vengono meno i requisiti per l'appartenenza alle Camere cade il diritto all'indennità e cade il diritto al vitalizio".