Nelle istituzioni non profit operano oltre 951 mila lavoratori retribuiti (di cui 681 mila dipendenti e 270 mila lavoratori esterni), pari a 160 lavoratori retribuiti ogni 10 mila abitanti. Le donne, in particolare, costituiscono una risorsa importante della forza lavoro delle istituzioni non profit: in termini assoluti le lavoratrici retribuite sono circa 636 mila, il doppio dei loro colleghi (poco più di 315 mila).
I dati emergono dal 9° Censimento generale dell'industria e dei servizi (anno di riferimento 2011), contenuti nel Rapporto Noi Italia 2015 dell'Istat, secondo cui le istituzioni non profit italiane risultano essere 301.191, ovvero – sottolinea l'Istituto di statistica – il 6,4 per cento delle unità giuridico-economiche attive nel nostro paese.
A trainare la risalita in questa prima parte dell'anno è soprattutto l'industria il cui fatturato ha registrato già a dicembre 2014 un aumento dell'1,4% sul mese di novembre (+0,9% sull'anno), con l'impennata del mercato estero (+2,8%) e l'andamento positivo sul fronte interno (+0,8%). Il dato è positivo anche per l'intero 2014, sebbene solo dello 0,1%, dopo due anni di risultati al ribasso.
Eppure, negli anni più duri della crisi economica, mentre l'occupazione diminuiva nelle imprese dell'industria e delle costruzioni, cresceva in maniera costante nel non profit, in particolare negli ambiti sociosanitario e dell'istruzione. Più in generale, in dieci anni (2001-2011), il numero di occupati nel non profit è cresciuto del 39,4% (dati Tecnè).
L'impresa sociale (individuata dal Dlgs 155/2006) è a tutti gli effetti un'impresa privata che svolge normale attività, ma che presenta alcune peculiarità che le contraddistingue dalle altre, a cominciare dall'operatività in specifici settori (istruzione e formazione, tutela dell'ambiente, valorizzazione del patrimonio culturale, turismo sociale, ricerca, assistenza sociale e sanitaria). A maggio del 2014 il governo ha intrapreso un percorso di riforma del terzo settore, allo scopo di valorizzare al livello europeo lo straordinario potenziale di crescita e occupazione.
Anche in termini di investimenti in Ricerca e Sviluppo, nel medesimo periodo considerato (2001-2011), nel non profit sono cresciuti del 2,2% quando crollavano negli altri settori di attività economica.
Altro aspetto interessante riguarda la componente femminile, superiore, in termini occupazionali, rispetto a quella maschile. In tutte le regioni d'Italia, infatti, l'Istat rileva un numero delle lavoratrici in quantità maggiori.
Per quanto riguarda i settori di attività prevalente, la presenza femminile tra i lavoratori retribuiti delle istituzioni non profit è particolarmente elevata nell'ambito dell'Assistenza sociale e protezione civile (80,4%), seguito dall'Istruzione e ricerca e dalla Sanità (in entrambi i casi pari al 73,4%). E in questi tre settori risulta significativa anche la quota di donne tra i dirigenti (rispettivamente il 50,4%, il 52,1% e il 40,3%).