Orari di ricevimento fissati al mattino e in differenti giorni della settimana, solo pochi incontri pomeridiani all'anno che diventano interminabili, un format che prevede scambi in termini asimmetrici in cui il genitore, al quale interessa sapere “come va il ragazzo”, si pone in una posizione subalterna rispetto all'istituzione che sembra più concedere che fornire le informazioni desiderate e propedeutiche all'eventuale cambiamento migliorativo.
Ansia, preoccupazione per l'esito, liti sul rispetto delle precedenze, critiche a chi si dilunga, arriva il proprio turno, i minuti passano veloci e il genitore è stretto tra le notizie che riceve, il colloquio che vorrebbe non affrettato, il pensiero dei genitori in attesa e la preoccupazione dell'insegnante che deve amministrare concentrazione e tempo. Sono tutti i motivi che creano una situazione per cui i genitori non vivono benissimo i colloqui informativi tra scuola e famiglia.
Molti, a causa di queste situazioni, vivono la fine del colloquio come una liberazione, considerandosi eroi per aver affrontato tutti quei disagi ed essere riusciti a sfidare la scuola che, con questo atteggiamento organizzativo, invia messaggi del tipo: “parlare con gli insegnanti non è così facile”. Ecco perché il colloquio viene percepito come un'occasione (negativa) eccezionale che indispone i genitori nei confronti della scuola in generale e degli insegnanti come interlocutori, in particolare.
In ultimo, i genitori sono costretti a fare i conti con le proprie aspettative che sono tanto più alte quanto più essi stessi sono colto intervengono nel lavoro scolastico dei figli ma anche con un altro adulto autorevole che, in un certo senso, valuterà il modo in cui hanno saputo educare e insegnare a relazionarsi al proprio figlio.
È per questo che l'incomprensione è quasi inevitabile, genitori e insegnanti si sentono minacciati nei loro ruoli e nella loro autorità e tendono ad attribuire l'uno all'altro le cause dell'eventuale insuccesso scolastico o del comportamento avversivo dei figli-alunni. Per rompere il circolo vizioso dell'incomprensione è importante, se non necessario, che fra i due educatori (genitori e insegnanti) si crei un rapporto di fiducia, di stima e di complicità reciproco.
Quindi come relazionarsi con i docenti per instaurare un rapporto efficace? Ciò che è importante riguardo al tipo di rapporto da instaurare è la modalità di comunicazione. Alcuni professori hanno dovuto costruire un muro per difendersi da minacce o critiche da parte di genitori poco comprensivi, per questo per arrivare a farsi sentire, bisogna cominciare con il chiedersi come fare in modo che il docente non si senta minacciato e come possa prendere atto del desiderio dei genitori di confrontarsi nell'interesse del figlio-studente: non entrare mai nel personale, rispettare il ruolo dell'insegnante ed evitare le minacce sostituendole con proposte sensate.
Infine, importantissimo, lasciare spazio al chiarimento: nella relazione genitori-docenti spesso manca lo “spazio” per chiarirsi e una volta nato il fraintendimento, l'ostacolo rimane e si trasforma in fondamenta poco solide di un rapporto. Per questo è importante chiarire sempre e comunque ogni dubbio o perplessità