Il leader della Fiom Maurizio Landini torna a ripetere che non ha nessun progetto di fare un partito: "Non ci penso proprio". Rispondendo alle critiche di Renzi, che aveva parlato di una sua sconfitta come sindacalista, Landini dice: "E' una sciocchezza pura". "A Renzi - continua - vorrei ricordare che la Fiom ha 350mila iscritti, più del suo partito. E la gente che è iscritta alla Fiom paga una quota ogni mese, noi non facciamo cene da mille euro".
"Io voglio a continuare a fare il sindacalista", chiarisce Landini senza arretrare di un millimetro dall'idea di una "vasta coalizione sociale" che si opponga a un premier, che "pur non essendo stato eletto, sta cancellando lo Statuto dei lavoratori. E' a rischio la tenuta democratica del Paese". "Io non ho capito cosa gli hanno fatto di male a Renzi quelli che per vivere devono lavorare. Se dico ad una persona che ti posso licenziare anche se hai ragione, che ti monetizzo, significa che non capisce il dramma di chi perde un lavoro. Renzi sta facendo semplicemente le ricette dalla Bce. Renzi è vecchio, non è nuovo. Sta dividendo il Paese in un momento in cui dovrebbe essere unito".
La reazione del Pd - Parole, quelle del segretario Fiom, destinate ad aprire il dibattito in tutta la sinistra, nella quale, tra i Dem, solo Pippo Civati, finora, opta per spezzare chiaramente una lancia a favore del numero uno delle tute blu. "Con Landini parlerò, ma di persona. E credo sia il momento che tutti quelli che si interrogano su un nuovo partito a sinistra facciano altrettanto", è la sua esortazione. Ma nel Pd in pochi sono d'accordo. I bersaniani, che con Miguel Gotor, tornano a ribadire come la battaglia vada fatta "dentro il partito". Tace Gianni Cuperlo mentre Stefano Fassina apre al senso della "coalizione sociale" indicata da Landini: "Pone un problema vero: il lavoro, nonostante lo sforzo di alcuni di noi e di Sel, non ha un'adeguata rappresentanza". E un chiaro plauso arriva da Nichi Vendola ("è una risorsa, non certo un problema") leader di Sel e da mesi impegnato a creare un fronte comune che dentro e fuori il Parlamento si opponga al "renzismo".