Fanalini minimal, serbatoi in resina, tasselli e fango. Una disciplina dove vince il più costante, non il più veloce: si chiama regolarità e tornando agli anni 70 evoca imprese, eroi, avventure e moto epocali. Questo fine settimana (da oggi fino a domenica 22) alla Mostra Scambio di Novegro ‒ due passi da Linate ‒ scatta l'operazione nostalgia.
Fango tasselli e strade di tutti i tipi, dai boschi alle mulattiere passando per lunghi sterrati da fare a pieno gas… No, non è il motocross, ed è solo un lontano parente del moderno enduro: questa è roba per uomini veri e si chiama regolarità. Altro genere di moto, altro tipo di piloti, niente piste, si corre su strade sterrate e boschi, vale tutto e, per una volta, non vince il pilota più veloce, ma il più costante… Il più regolare, appunto! Quelle di regolarità erano gare di resistenza, dove le moto dovevano rispettare le norme del codice della strada, quelle cose noiose tipo frecce, fari, parafanghi e convogliatori ridotti però ai minimi termini. Fu così che nacquero le prime moto da regolarità: mezzi capaci di affrontare terreni accidentati vestiti con abiti attillatissimi e minimal.
Quando la regolarità era seguita da migliaia di appassionati e i campionati e le gare andavano via come il pane, su e giù per boschi e mulattiere correvano le Gilera con motori due tempi a disco rotante, insidiate dalle Ktm ed Swm per citare i nomi più famosi, ma c'erano anche le Zundapp, le Gori e poi Puch, Fantic, Ancillotti, Hercules, Jawa… Sicuramente nell'elenco cʼè qualche dimenticanza delle moto che vedrete esposte in fiera a Novegro , ma ve ne diamo un assaggio nella nostra gallery sul web. Motociclette, campioni in azione, anche vecchie foto in bianco e nero che nei nostri papà risveglieranno la nostalgia di quelle gare combattute. Se non siete mai stati a un'edizione del Valli bergamasche, beh vi siete persi davvero qualcosa di indimenticabile! Ancora oggi molti appassionati fanno correre queste moto come un tempo: le curano, le restaurano e le collezionano come piccoli gioielli. E quando le accendono, è bello respirare la puzza di olio di ricino bruciato che esce dagli scarichi.
Gigi Sironi