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Da Icaro a Interstellar, il viaggio a colori di No Curves indaga l'uomo e i propri limiti

Al Museo della Scienza di Milano in mostra i quadri fatti con l'uso del nastro adesivo di un artista nostrano da tenere sott'occhio

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Un viaggio psichedelico nell'arte, nel cinema e nella letteratura; insomma nella nostra cultura e dentro di noi. E' Exp(l)oration, la mostra dell'artista italiano No Curves che come un prestigiatore gioca con il nastro adesivo, al pari di un pittore, che usa colori e pennelli, per creare opere affascinanti che sanno di passato, presente e futuro. L'uso del colore come architettura emotiva, della linea retta come movimento crea quadri dalla forte personalità nel cui interno si possono scovare un sacco di storie.

(Segui il percorso attraverso le parole di No Curves sfogliando la galleria)

Da Icaro a Interstellar, il viaggio a colori di No Curves indaga l'uomo e i propri limiti

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Ad "accogliere" il pubblico c'è il ritratto di Valentina Vladimirova Tereskova, la prima donna andata sullo spazio, poi c'è Gagarin, ma anche la serie formata da Armstrong, Collins e Aldrin che vengono trattati come tre scimmiette, che non vedono, non parlano, non sentono.
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Valentina Vladimirova Tereskova
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Nella serie dove Armstrong, Collins e Aldrin vengono trattati come tre scimmiette, che non vedono, non parlano, non sentono, "uso una linea rossa che attraversa orecchie, occhi, bocca. Mi pongo un interrogativo e mi chiedo 'ma quindi ci siete andati o no sulla Luna?'"
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"Se cerchi nei quadri c’è molto da trovare", ci spiega l'artista.
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Dopo si "vola" verso Kubrick nell'opera che raffigura David Bowman. "Anche qui se analizzate trovate un piccolo Hal 9000", ci avverte No Curves. Il ritratto si chiama It's full of the stars, ossia la frase finale usata dal protagonista di 2001 durante la scena in cui è investito da tutta la luce.
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Chiude l'area spaziale la figura di un astronauta che rimanda invece a Interstellar di Nolan. "Per la verità è stato un caso - ci racconta - ho fatto quest'opera proprio mentre è uscito il trailer ufficiale, in molti mi hanno detto sembra proprio l’immagine di quando il protagonista è dietro la libreria".
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"Questo mi fa pensare che in ognuno di noi ci siano elementi insiti, che a un certo punto tiriamo fuori, perché fanno parte dell’essere umano", afferma No Curves.
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Dopo lo spazio si passa al tema dell'aria. "Si inizia con un’opera dedicata a Leonardo da Vinci, citazione dovuta dato che siamo nel museo a lui dedicato. All'interno del quadro c'è la stilizzazione della macchina del volo, l'effetto circolare, il senso dell'elica, dei vortici da lui studiati".
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In un'altra opera viene citato il mito. "E' il mito di Icaro, per rappresentarlo mi sono ispirato anche alle statue greche. Nel quadro raffiguro il padre che guarda verso l’alto, con le ali che sembrano una croce, sembra il dolore di Gesù".
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"Icaro ha avuto una sorta di illuminazione, è lui che ha liberato sé e il figlio dal labirinto, però, con il grande sacrificio del ragazzo. Nel quadro rappresento questo sacrificio con una lacrima, che alla fine ripercorre la caduta del figlio che ritorna nel labirinto: la giovinezza perduta".
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Il percorso poi continua con il ritratto di Amelia Earhart, la prima donna che ha attraversato l'Atlantico. "Ognuno può interpretare a suo modo... - spiega l'artista - i bimbi spesso rivedono i videogame, un professore ha rivisto invece la spirale della sezione aurea."
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Si passa a Felix Baumgartner, colui che ha compiuto l’ultima grande sfida al livello fisico.
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Per giungere alla sezione sulla terra. "Dove c'è Marco Polo che è stato trattato come una miniatura russa. Abbiamo messo il quadro a 'mo di rombo mentre dentro l'opera riverbera il senso della croce, attraverso un gioco di linee. Perché la sua famiglia era 'sponsorizzata' dal Papa".
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"Ma Marco Polo potrebbe essere anche Gesù Cristo che si immola nel suo viaggio. Come nei tre astronauti americani anche qui indago sulla veridicità della storia, ad es. cristiana o dello stesso Marco Polo. Cerco di insinuare il seme del dubbio".
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"Questo è uno dei primi pezzi che ho fatto a due strati. E' Jack London, con il richiamo della foresta, lui da giovane con tratti lupeschi, nella struttura si intravede la forma del cane. Strutture geometriche che fanno parte della mia passione per futurismo, costruttivismo e grafica anni 80".
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Reinhold Messner. "Sullo sfondo c'è una cima d'oro perché è l'unico ad averle fatte tutte quante, i colori sono abbastanza immediati lui è in tenuta monacale, quasi nascosto, e qui c'è il riferimento al film Tron che mi ha ispirato per le linee. E per la somiglianza tra lui e Jeff Bridges".
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Continuando troviamo il "mare"... "Qui c'è Leif Erikson il primo uomo ad attraversare l’Atlantico e a scoprire le Americhe, prima di Colombo. Le linee raffigurano le onde, lo scontro tra due mondi, quello di un ambiente ostile delle maree del nord, e quello familiare della terra nova".
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Non manca la letteratura. "Gli ultimi due quadri citano Hernest Hemingwai e Moby Dick. Nel primo caso, raffiguro lui da giovane e da meno giovane, mi richiamo anche alla sua opera de Il vecchio e il mare, nella mano infatti si può notare un taglio, come nell'opera".
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"Un personaggio drammatico che ha fatto una vita sopra le righe, ma anche una persona avventurosa. Nel romanzo c’è l’avventura in mare in solitaria, e come in Icaro c’è la presenza del giovane e del vecchio, dello scontro generazionale. Insieme e da soli su un barca, nel nulla".
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"L'ultimo pezzo è l'occhio di Moby Dick con cui si ritorna alla culla, alla bestia. Entrando nell'opera allestita come una scatola semi-chiusa c’è il suo occhio che ti guarda, mi sono immaginato lo scontro tra Acab e la bestia, lo sguardo..."
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"Sai quando ti dicono di non guardare mai il cane negli occhi e invece si tende a farlo, tendo a fissare questa relazione uomo-animale. Diventa anche essa esplorazione di qualcosa che va oltre te, perché non è un essere umano ma è un mondo inesplorato, selvaggio".
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Il rimando istintivo è al futurismo, all'arte russa del '900, soprattutto Kandisky, ma anche al cinema e all'arte classica e il mito. No Curves vola in alto, sia in senso metaforico (la mostra nasce dall'idea della piramide kandiskyana in Spiritualità dell'arte) sia da un punto di vista narrativo: il tema centrale è quello della vita intesa come limite e di come attraverso l'esplorazione l'uomo la affronti, mettendo in conto anche le possibili perdite. L'esploratore per eccellenza è l'astronauta ma non mancano Icaro o Marco Polo, lungo questo viaggio che affronta le stelle, le nuvole, la terra e l'acqua. La mostra al Museo della Scienza di Milano, come illustra a Tgcom24 No Curves, si apre quindi con la parte dedicata allo spazio.

Da dove nasce la tua passione per l'astronomia?
E' una cosa che mi è piaciuta fin da piccolo, la fantascienza… Per questo senso di grandiosità. Mi intriga la continua ricerca dell'uomo di quel qualcosa di più, che si risolve nella dissoluzione finale. Infatti non possiamo superare certi limiti, possiamo sfiorarli, l'astronauta senza tuta muore. Quindi la vita è un limite, da un certo punto di vista, e l'astronauta è l'ultimo esploratore per eccellenza.

Qual è il senso della tua arte?
Siamo anestetizzati dalla Tv e dal marketing, e invece è importante ritrovare se stessi. Per farlo bisogna un po' ricercare un senso di vuoto primordiale. C'è chi lo fa con un hobby, lo yoga, le religioni. Quando di notte guardi il cielo stellato è uno di quei pochi momenti nella vita in cui ti puoi perdere... E vale per tutti. Ecco, vorrei trovare questa dimensione di perdita riflettendo sulla nostra cultura.

Le tue origini?
Nasco dall'arte urbana: intervenivo con un unico colore di nastro adesivo. Andavo a rimodellare le forme delle modelle o dei loro volti nelle stazioni bus, creando una nuova immagine. Il concetto di No Curves non è contro la curva ma cerca di lavorare sulla curva per far diventare altro. Poi c'era il discorso della moda, io rendevo le modelle ancora più magre di quello che erano, le trasformavo in pirati, tagliavo anche i nomi dei brand con una linea per rompere la lettura. Arte urbana, l'inizio è stato quello. Anche se io ho un background molto geometrico legato alla grafica.


"EXP(L)ORATION" , NO CURVES dal 12 febbraio al 15 marzo 2015: ingresso compreso nel biglietto del Museo Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Milano, via San Vittore, 21 Orari martedì – venerdì: 9.30 - 17.00 sabato e festivi: 9.30 - 18.30 Biglietti intero 10,00 € – ridotto 7,50 €

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