IL GIORNO DOPO

Schettino, Domnica: una sentenza giusta Superstite: "Pochi 16 anni di condanna"

La moldava: "Il risarcimento assegnatomi rispetta la mia figura di vittima. Non ho mai avuto desideri di vendetta". Umberto Trotti, naufrago sopravvissuto con la moglie e i due figli, accusa: "Non è vera giustizia"

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La condanna contro Francesco Schettino è "una sentenza estremamente equilibrata" secondo la moldava Domnica Cemortan, che era a bordo della Costa Concordia con il comandante. "Il risarcimento - aggiunge - rispetta la mia figura di vittima. Non sono mai stata animata da intendimenti vendicativi". Di parere opposto Umberto Trotti, naufrago sopravvissuto alla tragedia, che commenta: "Non è vera giustizia".

Il tribunale di Grosseto ha stabilito una provvisionale di 30mila euro a favore della Cemortan, che precisa, affidando le sue dichiarazione all'avvocato Gianluca Madonna: "Schettino doveva avere più coraggio, fare di più per far emergere le responsabilità di Costa".

Il naufrago: "Meritava l'ergastolo" - Trotti invece, scampato al naufragio insieme alla moglie e ai due figli di tre ani e quattro mesi, è certo che quei "sedici anni di condanna sono troppo pochi". Per le morti provocate e le conseguenze subite dai sopravvissuti, dice, il comandante "meritava solo l'ergastolo, anche se questo non ci avrebbe comunque riportato la tranquillità". E aggiunge: "Di sicuro in carcere non ci andrà mai".

"Quella vicenda ci ha rovinato la vita - continua -. Io sto male, ma soprattutto stanno male mia moglie e la mia figlia più grande. In questi anni abbiamo speso 10mila euro di psicologo, ma i problemi non sono finiti". La colpa di quanto successo, è convinto ancora il naufrago, "è comunque di tanti, non solo di Schettino. Gli unici che ci hanno rimesso in questa storia sono i passeggeri: ognuno di noi era salito su quella nave per festeggiare qualcosa, io ad esempio il mio viaggio di nozze. E invece ora ho più ricordi del giorno del naufragio che del mio matrimonio".