Massimo Bossetti, il muratore in carcere dal 16 giugno per l'omicidio di Yara Gambirasio, resta in cella. Lo ha deciso il Gip di Bergamo Ezia Maccora respingendo l'istanza della difesa che chiedeva la scarcerazione sulla base della mancata corrispondenza tra il Dna mitocondriale e quello nucleare. Per il Gip c'è il pericolo di reiterazione del reato.
A motivare il pericolo di reiterazione del reato sono le ricerche nel computer di Bossetti riguardanti minori fino al maggio 2014 e la testimonianza d'una donna che ha detto d'averlo visto l'estate prima dell'omicidio di Yara con una ragazzina fuori dalla palestra di Brembate.
Secondo il giudice, inoltre, non è scalfita dalle motivazioni della difesa la validità del Dna nucleare attribuito al muratore trovato sul corpo di Yara. Un indizio che non è messo in discussione dal fatto che non sia riconducile a Bossetti quello mitocondriale riscontrato nei reperti piliferi analizzati dai consulenti. Infatti il Dna mitocondriale, come sostenuto dalla Procura, non è "identificativo" di un soggetto.
Tra le motivazioni del gip c'è anche il fatto che rimangono i gravi indizi di colpevolezza per Massimo Bossetti e, alla luce di quanto depositato di recente dal pm, si è ampliata la gravità degli indizi nei suoi confronti.
Gip: "Il Dna nucleare ha identificato Bossetti" - "L'accertamento sul Dna nucleare è il solo che può portare all'identificazione di un singolo soggetto" e questo esame ha "ricondotto il profilo di Ignoto 1 a Massimo Giuseppe Bossetti". Lo scrive il gip di Bergamo nel negare la scarcerazione al muratore arrestato per l'omicidio di Yara Gambirasio. Il giudice spiega che il Dna mitocondriale trovato sul corpo di Yara e che non è risultato appartenere a Bossetti viene invece usato "in casi particolari".