Esce il 13 febbraio "Naïf", il nuovo album di Malika Ayane. Un lavoro che segna una svolta nella carriera della cantante milanese, finalmente libera di esprimersi a 360 gradi lasciando andare quello che lei definisce il suo lato più "festaiolo". "Ho voluto fare un disco per mio puro divertimento concentrandomi soprattutto su questa parte - spiega a Tgcom24 -. Eleganza e leggerezza non sono in contraddizione". A Sanremo porta il brano "Adesso e qui".
Che sia stato il simbolico giro di boa dei trent'anni, compiuti da poco, o si sia trattato di una svolta naturale figlia di un momento particolarmente felice, resta il fatto che Malika ha deciso di presentarsi in maniera diversa, liberandosi di alcune gabbie autoimposte che in passato avevano messo il freno alla sua parte più spensierata. I trent'anni sono forse un caso, ma non è un caso che l'album abbia come tema portante il tempo, e in particolare la necessità di concentrarsi sul presente. Il risultato è un lavoro raffinato e ricercato, come Malika ha abituato i suoi fan, ma che alle opere del passato aggiunge una vitalizzante dose di leggerezza e divertimento. "Se questo è ciò che arriva all'ascoltatore significa che il piano ha funzionato - spiega lei -, e che io e i miei produttori siamo riusciti a fare ciò che ci eravamo prefissati".
Ti eri annoiata della vecchia Malika?
No, ma un mio lato importante è sempre rimasto escluso. I miei lavori non hanno mai mancato di costruzione, di ricerca di suoni, ma mi sono accorta che c'era una parte di me, quella più divertita, che emergeva molto a fatica. Perché da me ci si aspetta tanta eleganza ma non leggerezza, come se una cosa escludesse l'altra.
Ti senti una persona naïf?
Mi accorgo che quando sono in quelle situazioni molto serie e ufficiali io non ce la faccio a essere super seriosa. Naïf è una sintesi del mio modo di essere, una leggerezza, un modo più primitivo di approcciarsi alle cose, che non significa scemo o ingenuo. Arrivare a trent'anni e non essere più costretti a sembrare qualcos'altro è una cosa preziosa.
Non ti sentivi più a tuo agio?
Nessuno mi ha mai obbligato a fare ciò che non volevo. Ero io stessa a chiedermi se fosse la cosa giusta mollare il freno e rivelarmi una volta per tutte. C'era sempre questa cosa della compostezza... Questo è un momento meraviglioso perché finalmente ho preso coscienza che certi miei lati non sono una mancanza di serietà ma fanno semplicemente parte di me. Posso tirare fuori quello che posso essere. È una bellissima conquista.
Come mai hai scelto due musicisti internazionali come Reinemer & Leisering per dare corpo a questa tua nuova strada stilistica?Loro sono soprattutto programmatori. Sono di una generazione per il quale puoi decidere se usare uno strumento o delle macchine. E poi come parte del colletivo di dj berlinesi Jazzanova sono specialisti nei primi adattamenti del jazz ad altre influenze. Quindi mi sembravano delle persone perfette per affrontare questo progetto.
Come hanno incanalato le tue idee?
Sono andata da loro con un sacco di influenze, che andavano da Carmen Miranda alle musiche degli immigrati africani nell'Inghilterra degli anni 30, a "Color Café", un lavoro di Serge Gainsbourg che aveva un sacco di suoni latini. E poi delle canzoni chitarra e voce. È stato bello far crescere una cosa perché siamo partiti più o meno al contrario: primo ho cantato delle cose, loro ci hanno costruito dei mondi intorno, poi siamo tornati indietro. Abbiamo smontato e rimontato.
Da un punto di vista lirico invece le canzoni del disco sono attraversate dal tema comune del tempo...
Sì, in particolare del concentrarsi sul presente. Se perdi tempo a pensare a cosa hai fatto, cosa farai e cosa pensano di te, la vita ti passa davanti in un attimo. ti svegli a novant'anni. Concentrandomi nel fare più cose belle possibile ho trovato un equilibrio pazzesco, mi sento una persona molto fortunata ad avere imparato a godere del presente.
Per i testi invece sei andata sul sicuro con Pacifico. Lui è la tua seconda metà della mela?
Pacifico è la vera costante di questi anni di lavoro. Volevo scrivere tutto da sola ma avevo il timore di non esserne in grado. Lui è come i moschettieri, sa dire la cosa giusta nel modo giusto senza predominare e mi capisce tantissimo. Il fatto di dire la stessa cosa da due punti di vista diversi rende l'impasto dei testi più completo: surreale ma sufficientemente terreno, in modo da arrivare a una quantità maggiore di persone.
Come lavorate voi due insieme?
Io sono arrivata con la maggior parte dei testi già fatti e da rivedere. In altri casi invece ci sediamo in cucina io e lui, ci sediamo a un tavolo, ci guardiamo in faccia e iniziamo a frasi. Sono sedute di scrittura irresistibili. Adesso e qui è nato proprio nella cucina del suo studiolo di Parigi.
Come mai hai scelto l'unica ballad dell'album per Sanremo?
In realtà Sanremo non era nemmeno preventivato. Poi si è presentato l'occasione e "Adesso e qui" mi è sembrata giusta: è stata una delle ultime canzoni a essere scelte e sono rimasta subito colpita dalla melodia, mentre nel testo ci sono frasi importanti che chiudono un po' un ciclo. Se considero l'intreccio di parole e musica credo sia la più bella ballad della mia produzione.
Qual è l'aggettivo che ti definisce meglio oggi?
In questo momento mi sento molto festaiola, che si esprime in cose diverse, dal presentare il disco alle quattro del pomeriggio in modalità scuola media al trovarsi imbucati in un posto dove non ti saresti mai aspettata di arrivare.