Lo scorso anno è stato epocale per Fiat, che si è fusa con la partner Usa in unʼunica società globale ‒ Fiat Chrysler Automobile ‒ e ha trasferito allʼestero la sede (legale ad Amsterdam, finanziaria a Londra) e ha scelto di quotarsi a Wall Street. E lo scorso anno il neonato gruppo automobilistico ‒ sesto al mondo ‒ ha aumentato i ricavi del 12% a oltre 96 miliardi di euro, immatricolando 4,6 milioni di veicoli, il 6% in più rispetto al 2013.
Nota di merito particolare va a Jeep, che ha superato la soglia del milione di veicoli venduti nellʼanno solare. Non era mai successo prima e dire che Jeep è sulla scena da 70 anni. Le buone notizie si fermano qui, perché Fiat Chrysler Automobile chiude il 2014 con un indebitamento netto di 7,7 miliardi di euro, mentre lʼutile netto si ferma a 632 milioni di euro. La necessità di puntellare il piano di sviluppo quinquennale del gruppo ha indotto Marchionne e il CdA a chiedere di non distribuire dividendi per lʼanno passato. Nel 2013 lʼutile netto della sola Fiat era stato di 1,9 miliardi di euro, ma lʼindebitamento era decisamente maggiore. Tutto rimandato al 2015 dunque, con previsioni di crescita fino a 5 milioni di veicoli venduti e ricavi per 108 miliardi di euro, che dovrebbero fruttare un utile netto tra 1 e 1,2 miliardi di euro.