C'è il nome di Sergio Mattarella al centro delle trattative per il Quirinale. Il premier Matteo Renzi ne ha parlato con l'ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani e con Silvio Berlusconi. Ma se la minoranza Pd è pronta a convergere sull'ex ministro e membro della Corte Costituzionale, il leader di Forza Italia oppone resistenza e ai grandi elettori del suo partito dice: "Il candidato non c'è".
Ma "a nessuno conviene far saltare l'accordo", aggiunge Berlusconi. Così si va avanti a trattare: Silvio Berlusconi e Matteo Renzi si rivedranno. Ma intanto anche gli esponenti del Movimento 5 Stelle provano a giocare la loro partita. E nella rosa di nove nomi che sottoporranno al voto della Rete spuntano Romano Prodi e anche Bersani.
Giovedì alle 15 dal banco della presidenza di Montecitorio Laura Boldrini e Valeria Fedeli dichiareranno aperta la prima votazione per l'elezione del nuovo presidente della Repubblica. Ma a vincere saranno probabilmente le schede bianche.
E' questa l'indicazione che Renzi dovrebbe dare ai 460 grandi elettori del Pd, che ha convocato alle 13 in un centro congressi nel centro di Roma. Così voteranno anche Forza Italia - che rinuncia al candidato di bandiera Antonio Martino - e Area popolare. L'unico nome ufficialmente in campo dal primo scrutinio è dunque quello di Vittorio Feltri, avanzato da Lega e Fratelli d'Italia. Mentre i 5 Stelle voteranno il candidato che sara' scelto dagli iscritti al Movimento, in una votazione che si svolgerà giovedì dalle 8 alle 14 sul blog di Beppe Grillo.
I candidati del M5S, dopo che Lorenza Carlassarre si è sfilata dalla corsa, sono 9: Bersani, Raffaele Cantone, Nino Di Matteo, Ferdinando Imposimato, Elio Lannutti, Paolo Maddalena, Prodi, Salvatore Settis e Gustavo Zagrebelsky. Se i prescelti fossero Prodi o Bersani rappresenterebbero, ammettono i dem, una tentazione anche per la minoranza Pd. Intanto, però, il Pd sembra in grado di ricompattarsi attorno al metodo condiviso scelto da Renzi e soprattutto attorno al nome di Mattarella ("Ha le caratteristiche per unire", dice anche un pasdaran come Stefano Fassina).
In mattinata il premier ha riunito i gruppi di Camera e Senato. E ha ribadito: "Partiamo dal Pd. Sono un contraente del patto del Nazareno ma non accetto" che FI metta il veto a un nome di area dem. Ai suoi parlamentari Renzi ha confermato che nelle consultazioni quasi tutti hanno chiesto un politico e che si punta a chiudere entro sabato. E ha aggiunto: "Non chiedo lealtà ma consapevolezza" che il Pd qui "si gioca la sua leadership", soprattutto dopo il fallimento del 2013.
Dopo aver visto di primo mattino Angelino Alfano e Maurizio Lupi, intanto, il presidente del Consiglio ha proseguito a Palazzo Chigi i suoi incontri. Verso mezzogiorno è arrivato Bersani, per un faccia a faccia di mezz'ora nel quale è stata ribadita la volontà di arrivare ad un nome della "ditta". L'ex segretario ha fatto il nome di Piero Fassino mentre Renzi ha rilanciato subito con Mattarella.
Subito dopo Pier Ferdinando Casini. E a pranzo Berlusconi. Mattarella è un candidato che ha il consenso di Bersani e di tutto il Pd. Su di lui neanche gli ex M5S, che Renzi ha incontrato nel pomeriggio alla Camera, porrebbero il veto. Dunque è quello il nome che il premier ha proposto ad Alfano, centristi e FI. Ma quando nel pomeriggio Berlusconi ha riunito i suoi grandi elettori, le sue parole confermano che a Mattarella oppone resistenza: "Il candidato ancora non c'è. E' in corso una consultazione permanente per un nome di garanzia", ha spiegato, "il nome maturerà piano piano".
La partita dunque è ancora tutta da giocare e non è escluso che il no di Berlusconi a Mattarella - che fa il paio con il no di Renzi ad Amato - faccia avanzare altri candidati. Renzi vuole fare in fretta. Tant'è che il Pd ha chiesto alla Capigruppo giovedì di valutare se fissare non due, ma tre votazioni, nella giornata di venerdì. A quel punto, se si trovasse un'intesa, un'accelerazione sarebbe possibile. E il quarto scrutinio a quorum ridotto potrebbe consegnare il nome del nuovo presidente già venerdì notte.
Guerini e Serracchiani: "Partita ancora aperta" - "La partita è ancora lunga ed aperta ed è tutt'altro che definita su questo e su quel nominativo". Lo afferma il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini. "Il Pd ha ancora diverse ore davanti per valutare e decidere, lavoriamo ancora qualche ora. Non ci sono candidati del Partito democratico, la partita per il Quirinale è apertissima, definiremo tutto in giornata", aggiunge la collega Debora Serracchiani.