ORA TOCCA AL PRINCIPE SALMAN

Arabia Saudita, è morto il re Abdullah

Il monarca aveva 91 anni. A lui succede il principe ereditario Salman bin Abdul Aziz, suo fratellastro. Cruciale alleato degli Usa, per 30 anni Abdullah è stato una figura centrale

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Abdullah bin Abdulaziz, sesto re saudita e per anni il più anziano sovrano regnante al mondo, è morto all'età di 91 anni secondo quanto hanno annunciato i media sauditi. Per la successione è pronto uno dei suoi fratellastri il principe Salman bin Abdul Aziz. Per oltre tre decenni è stato uno degli uomini più influenti degli Stati del Golfo: era un alleato cruciale degli Stati Uniti.

Dopo 11 settembre dovette guidare quell'alleanza in una fase critica. Quindici dei 19 dirottatori, infatti, erano sauditi e molti indicarono nell'ideologia di Al Qaeda le radici dell'interpretazione wahabita saudita dell'Islam.

Il suo regno è stato caratterizzato dallo scontro con le ambizioni regionali dell'Iran, sciita. Uno scontro che si è spostato in vari paesi e da ultimo ha avuto il suo culmine nel conflitto siriano. Fu anche duro nella repressione del dissenso nel momento del sorgere delle primavere arabe, spezzando sul nascere le dimostrazioni da parte della minoranza sciita.

Re Abdullah passerà alla storia come il sovrano che in patria ha promosso i valori ultraconservatori dell'Islam, ma che all'estero ha lanciato numerose iniziative per il dialogo inter-religioso. Nell'ultima fase aveva anche cercato di aprire qualche opportunità per le donne, costrette da un'interpretazione molto rigida dell'Islam. Nel 2009 nominò una donna viceministro e cercò di ampliare le loro possibilità di istruzione.

Figlio - assieme a 36 fratellastri - del fondatore dell'Arabia Saudita Abdul Aziz bin Saud, Abdullah ricevette la tradizionale educazione islamica dopo aver passato su ordine del padre un lungo periodo della sua infanzia con le tribù beduine nomadi perché diventasse "forte fisicamente e mentalmente".

Abdullah era re dal 3 agosto 2005, quando era salito sul trono dopo la morte di Fahd. Già dieci anni prima, nel 1995, aveva di fatto assunto la carica di reggente dopo che lo stesso Fahd era stato dichiarato temporaneamente invalido.

Nel 1982 Abdullah, comandante dal 1963 dell'influente e prestigioso corpo della Guarda nazionale, divenne il principe ereditario e primo vice premier saudita. Fu il primo vero passo concreto verso la corona, ma la sua ascesa ai vertici del potere è stata anche attribuita al fatto che Abdullah non avesse fratelli ma solo fratellastri. Se questo gli ha impedito di costruire attorno una naturale base di potere, gli ha però fornito un maggior margine di manovra nelle lotte intestine alla famiglia reale.

Senza mai tradire l'alleanza con gli Stati Uniti, in più di un'occasione re Abdullah ha però preso le distanze da Washington. Nel 1998 respinse la richiesta americana di usare le basi militari saudite per lanciare i raid contro l'Iraq. Mentre nel 2002 lanciò al vertice arabo di Beirut l'iniziativa di pace saudita per il Medio Oriente, che si distanziava in parte dalle posizioni Usa e prevedeva il riconoscimento arabo dello Stato ebraico in cambio della creazione di uno Stato palestinese formato dalla Striscia di Gaza e dalla Cisgiordania con Gerusalemme est capitale.

Il sovrano, che lascia le quattro mogli da cui avuto sette figli maschi e 15 femmine, è stato anche il primo re saudita a visitare il Papa durante lo storico incontro a Roma nel novembre 2007 con il pontefice Benedetto XVI. L'ultimo periodo della sua vita è stato costellato da malattie e ricoveri, in patria e all'estero.