Il 7 gennaio è il giorno in cui i fratelli Kouachi davano avvio all'onda fulminante di attentati che ha scosso Parigi e non solo la capitale francese. Quegli attentati hanno riacceso anche il dolore di Graziella Quattrocchi, la sorella dell'italiano di stanza in Iraq, come guardia di sicurezza, ucciso il 14 aprile del 2004 da un piccolo grupppo di miliziani islamici. "Queste tragedie ci toccano il cuore. Ogni uomo ucciso dai terroristi è come se fosse mio fratello e il mio primo pensiero va sempre a Fabrizio", afferma a Giallo.
"Mio fratello è stato il primo italiano rapito dai terroristi" - "Fu ucciso in modo brutale. Il filmato della sua esecuzione l'ho visto solo una volta: troppo duro", prosegue Graziella. Fabrizio Quattrocchi era stato fatto prigioniero insieme ad altri tre colleghi che furono liberati dopo la sua esecuzione. Nel video che ha fatto il giro del mondo era in ginocchio, con le mani legate, bendato, attorno a lui i boia che pochi istanti dopo l'avrebbero giustiziato. Indimenticabili le ultime parole che pronunciò: "Posso levare la kefia? Vi faccio vedere come muore un italiano", si sente.
"Non si può procurare tanto dolore in nome di Dio" - "Mio fratello era un ragazzo tranquillo, un uomo leale, che amava il suo Paese ed era fiero di essere italiano. Era in Iraq per dare sicurezza, non aveva l'uniforme, ma era lì per portare libertà. Fabrizio aveva una grande dignità e l'hanno ucciso così, a sangue freddo, in nome di una religione che è diventata un inno all'odio. La fede non si può insanguinare, non si può procurare così tanto dolore in nome di Dio", ribadisce.
"Siamo vicini alle famiglie degli uccisi a Parigi" - "Le vittime del terrorismo sono tutte innocenti, come lo era Fabrizio. I giudici italiani hanno sentenziato che mio fratello non morì per un'azione terroristica, ma noi famigliari diamo credito solo ai fatti, che parlano da sé, e alle parole dell'allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, il quale insignì Fabrizio della medaglia d'oro al valore civile dicendo che fu ucciso dal terrorismo", spiega Graziella Quattrocchi.
"C'è da aspettarsi di tutto da questi fanatici, non possiamo stare tranquilli. Tutti gli Stati devono unirsi per combattere un nemico comune ed è necessario un organismo che si occupi esclusivamente di terrorismo e controlli meticolosamente chi è potenzialmente pericoloso e si muove nel nostro Paese. Lo dobbiamo a chi, come mio fratello, è morto per la sicurezza", conclude.