Lo scenario disegnato da Isaac Asimov in Io, Robot, in cui l'umanità viene minacciata dai sistemi di intelligenza artificiale creati per aiutarla nella quotidianità, potrebbe, in un futuro prossimo, non essere più confinato nel campo della fantascienza. Come riporta La Repubblica, un gruppo di 400 autorevoli scienziati ha firmato una lettera aperta dichiarando che l'umanità deve iniziare a esaminare alcune domande fondamentali prima di sviluppare sistemi che potrebbero distruggerci, invece di migliorare la nostra vita.
Sembra dunque che le tre leggi della robotica del grande scrittore e scienziato russo non siano mai state così attuali. In base ai principi di Asimov, un robot non può danneggiare un essere umano o permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva un danno; deve obbedire agli ordini di un essere umano a meno che questi non contrastino con la prima legge; deve salvaguardare la propria esistenza a meno che la sua autodifesa non contraddica la prima o la seconda legge.
La lettera degli studiosi sembra proprio ricalcare questi enunciati. "I nostri sistemi di intelligenza artificiale dovranno fare quello che noi vogliamo che facciano, non il contrario", afferma l'appello degli scienziati. Non è la prima volta che il mondo scientifico lancia l'allarme sui pericoli che porta con sé il progresso della robotica.
Il mese scorso Stephen Hawking, l'astrofisico autore della teoria sul Big Bang e i buchi neri, ha affermato che l'intelligenza artificiale potrebbe provocare la scomparsa della razza umana. Ad agosto un altro avvertimento era arrivato da Elon Musk, imprenditore dell'high tech che dirige la Tesla Motors e il progetto SpaceX, secondo cui i robot sono "potenzialmente più pericolosi delle armi nucleari".
In effetti l'avanzamento delle tecnologie informatiche e robotiche pone dei quesiti molto delicati. Come possono questi sistemi confrontarsi con il rispetto dei diritti umani e del diritto alla privacy? E' possibile che i sistemi automatici possano provocare una guerra accidentale? Agli studiosi il compito di rispondere a queste domande e di indirizzare la ricerca. Intanto l'appello, di cui il Times di Londra ha anticipato un estratto, lancia un monito: "Tutto quello che abbiamo oggi è il risultato dell'intelligenza umana. Non possiamo prevedere cosa accadrà quando le nostre possibilità saranno moltiplicate alla massima potenza dall'intelligenza artificiale".