INCONTRO SPECIALE

Gianni Maroccolo: "Vdb23, il futuro riparte dal lavoro con Claudio Rocchi"

E' uscita la ristampa di "vdb23 / nulla è andato perso", lavoro realizzato dall'ex bassista di Litifba e C.S.I. e dal cantautore scomparso nel 2013

© ufficio-stampa

E' uscito nei negozi "vdb23 / nulla è andato perso", lavoro realizzato da Gianni Maroccolo con Claudio Rocchi. Pubblicato in edizione limitata nel 2013, gode ora una ristampa ufficiale. "Dove essere solo l'antipasto di un'opera psichedelica in tre atti - spiega Maroccolo a Tgcom24 -. Poi invece Claudio è venuto a mancare. Era giusto che chi amava la sua musica potesse ascoltarlo".

Un lavoro intenso, che parla di transiti e rinascita, di morte e cambiamenti. Ascoltandolo non si può non cogliere il valore testamentario dei testi di Rocchi, all'epoca molto malato di una malattia degenerativa che però non si pensava potesse avere un corso così rapido. Il cantautore ha lavorato al disco fino a poco prima di morire, nell'estate del 2013. Ora quel lavoro, stampato in poche copie con un'operazione di crowdfunding, trova una versione più compiuta. "L'idea della ristampa non era per nulla prevista - spiega Maroccolo -. Questo era il cuore su cui avremmo costruito un progetto più ampio. L'intenzione era quella di realizzare un'opera psichedelica moderna in tre atti. Claudio stava scrivendo il libretto, io le musiche. Questo 'Vdb23' era una sorta di piccola anticipazione. Poi è di fatto rimasto un episodio unico perché lui è scomparso prima di quanto pensassimo".

Come mai la decisione di ristamparlo a due anni di distanza?
Ci ho messo un bel po' a decidere se era il caso di farlo oppure no e ho voluto confrontarmi con tutti quelli che ci avevano lavorato. Alla fine abbiamo convenuto che non sarebbe stato giusto che chi ha amato Claudio non potesse avere quello che è stato il suo ultimo lavoro.

Come è nato il vostro incontro?
Da basi completamente lontane dalla musica. Siamo stati gomito a gomito per anni. Ci definivano la strana coppia. Impensabile che due come noi ci si trovasse per fare un disco, non avevamo quasi nulla in comune: negli anni in cui io fondavo i Litfiba lui era in un convento come monaco induista, quindi aveva una sorta di buco nero sulla musica degli anni 80 e 90. Di contro io non amavo molto il tipo di musica in cui lui, un po' forzatamente era stato catalogato, cioè il progressive. Poi ci siamo conosciuti sapendo poco delle rispettive esperienze musicali.

Vi siete scoperti strada facendo?
Prima di tutto umanamente, la musica è stata una conseguenza di un rapporto meraviglioso e inspiegabile tra due persone un po' in là con l'età che in un momento particolare della loro vita è come se avessero trovato l'amico del cuore che avevano sempre cercato.

Partendo da basi così lontano, qual è stato il punto in cui vi siete incontrati?
Quello di una fase di vita analoga. Lui si stava riavvicinando alla musica dopo anni che non suonava. Io di contro mi sentivo come se non avessi più niente da dire e quindi stavo smettendo di suonare defilandomi sempre di più in altri ruoli come manager o produttore. Gli ho ascoltare i demo di quello che pensavo sarebbe stato una sorta di mio piccolo ultimo disco, e gli ho chiesto di darmi una mano a tirare le fila del lavoro.

E a quel punto cosa è successo?
Gli ho mandato un po' di pezzi, una parte di suite minimali e una parte più strutturati a canzoni. Lui dopo due giorni mi ha mandato due pezzi cantati su due suite da 11 minuti, esattamente l'opposto di quello che mi aspettavo. Le canzoni non le ha nemmeno considerate, per lui è stato naturale tirare fuori melodie e canzoni su pezzi che duravano 12 minuti...

Ben presto però il disco da tua ultima opera si è trasformato nell'inizio di qualcosa di più ampio...
Quel disco è diventato il simbolo di una rinascita, di questo parla il disco: rinascita da molti punti di vista. Il titolo originale doveva essere "Vdb32", da via dei Bardi 32, l'indirizzo della cantina dove sono nati i Litfiba e da dove tutto il mio percorso musicale è partito. Claudio me l'ha rovesciato è ha detto che doveva essere "Vdb23", perché il 23 è il numero della rinascita, del mutamento e del cambiamento radicale. E da lì è cambiato tutto. Sono ripartito senza nessuna aspettativa dando per scontato che ormai il passato, per quanto bello, fosse un capitolo chiuso.

E invece?
E invece mi sono ritrovato con i Litfiba, mi sono riappacificato con tutti quelli dei CSI, mi sono persino ritrovato in teatro a fare l'Eneide con Krypton. Il passato mi ha risucchiato senza che io facessi niente. Ho vissuto due anni bellissimi e ora il futuro riparte da dove avevo interrotto due anni fa. Claudio è una presenza costante per me e questo tuffo nel passato mi ha aiutato a elaborare il distacco, anche se mi manca ancora da morire.