Somiglia molto alla "dura madre", il tessuto che protegge il cervello e il midollo spinale, e ha permesso a topi paralizzati di camminare di nuovo. Si tratta della nuova protesi nervosa elettronica realizzata dal Politecnico di Losanna (Epfl), in collaborazione con la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, capace di ripristinare nei roditori il flusso dei segnali nervosi. Presto la sperimentazione si estenderà anche su pazienti umani.
Contro Parkinson e lesioni al midollo - Il team di ricercatori guidati da Stephanie Lacour ha scelto come nome del dispositivo dura madre elettronica o e-dura. La protesi nervosa potrebbe essere usata nei casi di lesioni al midollo, epilessia, morbo di Parkinson e per la gestione del dolore. I suoi componenti elettronici sono costituiti da contatti e piste d'oro e la struttura è formata da silicone e microsfere di platino in cui sono "scolpiti" micro-canali per il rilascio di farmaci. All'interno dell'equipe di ricerca ci sono anche due italiani: Silvestro Micera (Epfl) e Marco Capogrosso della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa.
Elasticità e impulsi elettrici: le proprietà della "e-dura" - Il dispositivo si presenta "flessibile" e allungabile e imita le proprietà meccaniche della dura madre naturale. La sua proprietà fondamentale è quella di fornire simultaneamente impulsi elettrici e farmaci. La sua applicazione avviene proprio sotto la dura madre, direttamente sul midollo spinale, consentendo di generare meno corrente e di avere una maggiore funzionalità. La sua elasticità e il suo potenziale di deformazione sono quasi identici al tessuto che circonda l'e-dura: ciò riduce l'attrito e l'infiammazione al minimo.
Risultati incoraggianti - Nei test sui topi, il prototipo di e-dura non ha causato danni né rigetto, anche dopo due mesi. Gli studiosi sottolineano che impianti tradizionali più rigidi al contrario avrebbero causato danni nel tessuto nervoso nel medesimo intervallo di tempo. Sulla base dei risultati sui roditori, l'e-dura, secondo i ricercatori, potrebbe sopravvivere per quasi 10 anni se impiantata nell'uomo.