A parlare ai microfoni di Quarto Grado è Ester Arzuffi, la mamma di Massimo Bossetti in carcere da sei mesi con l'accusa di avere ucciso Yara Gambirasio. Nell'intervista si dice sicura dell'innocenza del figlio da lei giudicato incapace di tenere nascosto un crimine tanto efferato: "Voglio far capire alle persone com'era mio figlio da piccolo, da adulto, da sposato.Che modello di papà è e che marito è. Che gli assassini si facciano avanti o, se c'è qualcuno che sa qualcosa, lo dica".
Sostiene che il figlio non le abbia mai rivelato di avere ucciso Yara e di non avere mai avuto alcun dubbio. Neppure dopo che il test effettuato sulle tracce di Dna trovate sul corpo senza vita della tredicenne di Brembate, la prova più grave contro suo figlio. Ester Arzuffi si dice fiduciosa nella giustizia al di la di ciò che pensa l'opinione pubblica: "Io spero nella giustizia, non la temo. Spero faccia la cosa giusta. Perché ormai la gente ci ha giudicato e massacrato. Non so come facciamo a stare in piedi… perché è dura. Io voglio affrontare tutto fino alla fine".
"Da quando è in carcere Massimo è solo cambiato in negativo, perché non ha più fiducia in niente", prosegue la donna. "Lui continua a lottare, ma poi dice: 'Mamma basta, sono stanco, non ce la faccio più'. È molto smagrito. In tutti i modi hanno tentato di farlo confessare dicendogli che avrebbe avuto uno sconto di pena, ma mi ha detto: 'Mi diano pure l'ergastolo. Non ho fatto niente e non posso confessare una cosa che non ho commesso'".
Alla domanda della giornalista che gli chiede se ha paura, la donna risponde con decisione: "No, di cosa dovrei aver paura? Di niente. Nemmeno mio figlio. Lui ha paura per i figli, che facciano qualcosa ai bambini. Noi ci difendiamo. Sappiamo lottare e andare avanti. Non abbiamo fatto niente a nessuno. Perché dovremmo aver paura? Massimo riuscirà a dimostrare sicuramente la sua innocenza. Per lui e anche per tutti noi".
Tornando all'arresto del figlio e al suo rapporto con Giuseppe Guerinoni, la donna afferma: "Non sono rimasta sorpresa quando mi hanno chiamata per il prelievo del Dna. Tanto chiamavano tutte. Hanno chiamato anche me e sono andata. Non avevo da nascondere nulla. Nessuno mi ha detto o chiesto niente riguardo il signor Guerinoni. Quando avevo 19 anni, appena sposata, lui mi trasportava solo per andare a lavorare e basta, amicizie non ne avevo. Venivo trasportata da lui con la macchina. Poi c'era un altro signore, una settimana l'uno e una settimana l'altro. È durato poco, perché sono stata a casa quasi subito dall'azienda in cui lavoravo. A Guerinoni davo sempre del lei, non mi sono mai permessa di dargli del tu. Poi non l'ho più visto. Quando dicevano Guerinoni aveva l'amante non l'avrei mai pensato. E quando è uscito il mio nome sono rimasta di stucco".
"Ho scritto al parroco di Brembate dicendo che mi piacerebbe incontrare la famiglia di Yara, ma non in questo momento, magari più in là li incontrerò sicuramente", conclude la madre di Bossetti. "Ho scritto anche al Santo Padre: gli ho scritto che mio figlio è in carcere accusato della morte di Yara, ma gli ho detto che, essendo mamma, capisco che mio figlio non è colpevole. È accusato di una cosa che non ha commesso. Le ho provate tutte. Le sto provando tutte, perché mio figlio è innocente e i veri assassini sono fuori e lo dirò sempre".