L'anno nuovo comincia con i soliti sprechi. Risale a tre giorni fa la notizia riportata sulla Gazzetta ufficiale a proposito di un appalto in cui il ministero della Difesa conclude l'acquisto di 2mila rotoli di panno carta al prezzo di 34.300 euro: vale a dire, 17 euro a rotolo. L'esercito però, in una nota, spiega: "Si tratta di materiali tecnici, e quindi costosi".
Un errore? No, anzi. Si è speso meno del previsto, dal momento che il ministero aveva stanziato addirittura di più: 40.983 euro. Poi c'è stato un "provvidenziale" sconto di oltre seimila euro. Qui non si tratta di tangenti o di corruzione: la legge viene rispettata. Peccato che per comprare un panno carta al supermercato tutti noi spendiamo molto meno di 2 euro, contro i 17 del ministero, che ha acquistato quei 2mila rotoli per conto del Polo delle armi leggere di Terni.
La notizia viene segnalata sul "Messaggero", dove si dice anche che alla gara d'appalto in questione ha partecipato una sola ditta, la stessa che ha... generosamente offerto lo sconto. Che si tratti di un prodotto particolare? Forse deve essere di un materiale speciale per la manutenzione di armi, e per questo motivo costa di più? Anche qui, qualcosa da eccepire ci sarebbe visto che prodotti professionali si trovano in commercio a un prezzo molto inferiore, 10 euro o poco più. Ci sono ancora quei 7 euro (a rotolo) che ballano. Ed ecco così il nuovo scandalo dei rotoloni di Stato di carta... anzi d'oro.
L'esercito: "E' materiale speciale, per quello costa" - L'esercito, da parte sua, precisa in una nota che i rotoloni di carta acquistati sono di "un materiale particolare, necessario per la manutenzione delle armi, che deve rispondere a specifiche caratteristiche tecniche quali resistenza a stress da fuoco, impiegabile in condizioni di temperature estreme. E' quindi un materiale tecnico, utilizzato anche in particolari situazioni operative dai Reparti della Forza Armata impiegati Fuori Area come ad esempio in Afghanistan e Libano, che deve garantire particolari requisiti di resistenza alla trazione, capacità di assorbimento di acqua e olio senza lasciare residui dopo l'uso. Si tratta di un materiale non facilmente reperibile sul mercato, come invece l'articolo sembrerebbe suggerire, e non può essere certamente sostituito da prodotti commerciali di uso domestico".
L'esercito prosegue sottolineando come "a conferma della regolarità e della trasparenza delle procedure di acquisizione dei materiali e della ricerca del massimo risparmio poste in essere dalla Forza Armata, si precisa che per l'acquisto del materiale tecnico in questione, il Polo Militare Armi Leggere di Terni ha svolto una specifica ricerca sul mercato, avvenuta espletando tutte le procedure concorsuali previste dalla normativa vigente (pubblicità in ambito UE, verbale di estimo, verbale d'idoneità delle ditte interessate, ecc.). Delle tre ditte che hanno manifestato interesse alla gara, una è stata esclusa in quanto priva di idonea certificazione ISO 9001 mentre un'altra si è ritirata specificando che il prezzo base era ritenuto basso e inadeguato. Come ulteriore elemento di informazione, per un costante monitoraggio dei costi al fine del contenimento della spesa, il suddetto Polo Militare durante lo scorso anno ha effettuato apposite indagini di mercato tese a ricercare eventuali prodotti innovativi e dai costi competitivi. Tali prodotti sono risultati non idonei alle prove tecnico-pratiche effettuate presso i laboratori e reparti di lavorazione del suddetto stabilimento".
Il controllo degli sprechi - Ma come si può arrivare a sprechi abnormi? Si può, spiega Domenico Casalino, alla guida della Consip, la centrale acquisti nazionale della Pubblica amministrazione. E al "Messaggero" dice: "Sono centomila gli impiegati pubblici che, quasi sempre senza preparazione professioonale, possono fare acquisti per conto dei 32mila centri di spesa delle amministrazioni pubbliche italiane".
Lavoro difficile, quello della Consip, che però oggi riesce a presidiare un'area di 40 miliardi di appalti. Facendo risparmiare circa il 20%. Nel 2014 grazie alla Consip si sono risparmiati circa 8 miliardi di euro. Calcolatrice alla mano, se il metodo venisse applicato a tutto il complesso dell'amministrazione pubblica, pagheremmo circa 25-30 miliardi in meno di tasse. Basterebbe cominciare con l'attuazione del progetto renziano, finora rimasto sulla carta, di decimare i centri di spesa italiani (oggi 32mila, ne bastano poche decine). E non spendere 17 euro per un rotolone di carta.